«La regolamentazione delle droghe riduce i rischi ma soprattutto fa aumentare i prezzi e ridurre i consumi». Il sociologo olandese Peter Cohen è tra i più noti e importanti ricercatori al mondo sugli stupefacenti. Insegna all’Universiteit van Amsterdam ed è stato a lungo direttore del Drug Research Program della capitale olandese. Dal 1996 è inoltre a capo del Cedro (Centro per le ricerche sulla droga). Lo abbiamo incontrato.
Cohen, ci spiega meglio la crescita dei prezzi?
In Olanda la cannabis, la cui vendita è stata regolamentata, è di buona qualità ma costa. Dalle nostre ricerche emerge proprio questo: cresce la qualità, aumentano i prezzi e diminuisce il consumo. Lo abbiamo riscontrato anche con la somministrazione controllate di eroina, che nei Paesi Bassi ha ridotto gli assuntori e per tanto questo programma non è mai stato messo in discussione.
Quindi con la produzione legale il costo aumenta?
Faccio un esempio: in Olanda le benzodiazepine costano molto di più della cocaina. Se un giorno le leggi cambieranno, la coca delle multinazionali costerà molto di più di quella illegale.
Cosa pensa di questi 40 anni di guerra alla droga?
Semplicemente che questa lotta agli stupefacenti non è basata su evidenze scientifiche ma è una fede che provoca danni sociali, economici e ambientali. Le ricerche indipedenti vanno nella direzione opposta, soprattutto per la salute pubblica. Infatti la pericolosità della droga non è oggettiva ma una costruzione sociale. Il rischio semmai è dato dal fatto che leggi non consente di sapere la quantità di principio attivo di uno stupefacente acquistato sul mercato nero. Dove si trova sia marijuana biologica che quella ogm trattata con sostanze chimiche.
Cosa pensa della distruzione delle coltivazioni?
Vivo in una zona della Francia piena di vitigni. Ho immaginato che un potere strano contro l’alcol potesse arrivare con gli aerei ad avvelenare dall’alto le viti, per fermare la produzione di vino. Una catasfrofe fenomenale che metterebbe sul lastrico un’intera regione. Una cosa del genere si può fare solo con popolazioni completamente impotenti. Ultimamente in India sono state distrutte intere coltivazioni per produrre olio di palma. L’Afghanistan non offre nulla ai contadini e di conseguenza all’intera popolazione: solo l’oppio. Che si continua a distruggere, senza offrire alternative. In Occidente tutto questo non potrebbe mai avvenire.
Quali sono i danni ambientali della droga?
Faccio un altro esempio. In Svizzera, a Basilea, c’è il grande stabilimento della Roche, che rilasciò prodotti chimici nel fiume Reno. L’episodio scatenò una guerra diplomatica tra Berlino e Berna. E quel disastro ambientale venne pagato miliardi dalla multinazionale dei farmaci. In Colombia e in Afghanistan questo è all’ordine del giorno. L’inclinazione criminale, in questo caso, è una conseguenza del proibizionismo. I governi quindi da un lato si dichiarano amici dell’ambiente ma permettono questo stupro dell’ecosistema per una produzione minima: 4mila tonnellare di cocaina in tutto il mondo. Tutto questo solo per condurre una battaglia puramente ideologica.