La Corte europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) ha dichiarato irricevibile la richiesta di un detenuto contro la Svizzera che lo aveva mantenuto in stato di detenzione malgrado facesse lo sciopero della fame e avesse deciso di praticargli l’alimentazione forzata. Bernard Rappaz, 59 anni, leader dei partigiani svizzeri per la legalizzazione della cannabis, sta scontando una pena di piu’ di cinque anni per aver coltivato della cannabis. Da agosto del 2012 gli era stato concesso il regime di semi-liberta’. Imprigionato a marzo del 2010, questo agricoltore aveva contestato la sua pena con degli scioperi della fame, fino a portalo a ottobre nella sezione carceraria dell’ospedale di Ginevra. Respinte le sue varie richieste di liberazione, aveva deciso di sospendere il suo sciopero della fame dopo 120 giorni su richiesta della CEDU a cui si era rivolto alla fine del 2010. In questa vicenda, che ha avuto molto risalto in Svizzera, il richiedente sosteneva che le autorita’ avevano messo la sua vita in pericolo mantenendolo in detenzione. Ma la Corte di Strasburgo ha rigettato la sua richiesta, sottolineando che il suo sciopero “non era destinato a mettere fine ai suoi giorni ma per fare pressione sulle autorita’ nazionali”. Autorita’ che di conseguenza hanno preso i “provvedimenti necessari” per evitare i rischi, garantendo per esempio l’assistenza medica di cui il detenuto aveva bisogno. In merito alla decisione della giustizia svizzera di rialimentarlo con la forza, ugualmente contestata dal ricorrente, la stessa “risponde ad una necessita’ medica” ed “era stata presa con sufficienti garanzie procedurali”. “Non e’ stabilito” che questa decisione, presa nel momento in cui lo stato di salute del detenuto era diventata allarmante, sia stata effettivamente applicata, ha aggiunto la Corte. L’alimentazione forzata del detenuto, ordinata dalla giustizia, aveva sollevato alcune obiezioni deontologiche da parte dei medici. Il rigetto della richiesta di Rappaz da parte della CEDU e’ una decisione definitiva.