LA PAZ – Crisi diplomatica fra Bolivia e Stati Uniti. Il presidente Evo Morales ha dichiarato l’ambasciatore Usa Philip Goldberg “persona non grata”. Morales accusa il diplomatico di fomentare la crisi serpeggiante nel Paese e di promuovere, insieme all’opposizione, le proteste contro il suo governo, per cui ha chiesto che rientri “urgentemente” nel suo Paese. Washington ribatte che le accuse sono “senza fondamento” e le definisce un errore, che rischia di provocare “seri danni” alle relazioni fra i due Paesi.
La protesta contro il governo è sempre più accesa: da settimane la Bolivia è teatro di un conflitto interno che vede opposti il governo di Morales e i dipartimenti della Mezzaluna orientale (Santa Cruz, Tarija, Beni e Pando), impegnati in spinte autonomistiche, degenerate negli ultimi giorni in episodi di violenza di vario genere, compresi attacchi alle infrastrutture energetiche. Il governo ha denunciato un attentato contro un gasdotto, che ha causato la diminuzione del 10 per cento nell’invio di gas al Brasile, attribuendo l’attacco a gruppi “paramilitari, fascisti e terroristi”, presumibilmente organizzati da forze dell’opposizione. Vari portavoce del governo hanno avvertito che “in Bolivia è in atto un golpe civico” che il ministro della Presidenza Juan Ramon Quintana ha definito “atipico” e “per il quale non si usano carri armati”.
Solidarietà a Morales è arrivata dal presidente venezuelano Hugo Chavez, che ha detto che il collega boliviano si trova “a dove contrastare un’offensiva delle forze imperialiste che utilizzano l’estrema destra boliviana per mettere in moto un tentativo di golpe”, parlando con l’emittente tv “all news” Telesur.
Anche il Brasile ha dato il proprio appoggio al presidente boliviano, definendo gli episodi di cui sono state protagoniste forze di opposizione al governo “atti di grave sfida delle istituzioni e dell’ordine legale”.