ROMA – Al processo per la morte di Stefano Cucchi in corso davanti alla corte d’assise di Roma, la pubblica accusa ha mostrato nell’udienza un filmato realizzato dai tecnici della polizia scientifica con le riprese delle camere di sicurezza in cui il trentenne geometra romano venne portato la mattina del 16 ottobre 2009, poche ore dopo il suo arresto per detenzione di una piccola quantità di droga, in attesa dell’udienza di convalida del fermo. In questi luoghi, secondo l’accusa, Cucchi fu picchiato da alcuni agenti della polizia penitenziaria; dopo l’udienza fu portato a nel carcere di Regina Coeli, da qui al pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli e poi nel reparto di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini, dove morì una settimana dopo l’arresto.
LA VERSIONE DI YAMA – Questo filmato è stato realizzato il 24 novembre 2009 alla presenza di Yaya Samura, il testimone originario del Gambia – anche lui arrestato e compagno di detenzione di Cucchi quella mattina – il quale sostiene di aver visto alcuni uomini “con la divisa blu” picchiare Stefano. In particolare Yaya Samura disse di aver visto la scena dallo spioncino della camera di sicurezza in cui lui era rinchiuso; lo spioncino è stato ripreso dai tecnici della Scientifica, i quali hanno anche realizzato la ripresa di ciò che da quel piccolo spazio era possibile vedere. Il testimone era chiuso nella cella numero 5, mentre Cucchi si trovava nella numero 3.
BATTAGLIA – Questo video, da cui si può intuire ciò che il giovane africano poteva vedere o non vedere, sarà molto probabilmente uno dei temi su cui ci sarà battaglia tra i pubblici ministeri e la difesa degli imputati della polizia penitenziaria. Ecco cosa ha dichiarato Yaya Samura davanti al giudice e agli avvocati difensori nell’udienza di “incidente probatorio” svoltasi il 21 novembre 2009, tre giorni prima della realizzazione di questo filmato: «Mi hanno portato qui in tribunale. Era la prima volta, messo dentro cella con porta nera, c’era un piccolo finestrino, i finestrini non hanno il vetro, io ero solo dentro mia cella, ero là e ho sentito rumori. C’era il ragazzo e qualcuno dava calci, faceva rumore con i piedi, sentito che il ragazzo era caduto e stava piangendo. Poi io ho guardato da quel finestrino e ho visto che loro metteva lui dentro la cella, prima di picchiare a lui ho sentito che loro parlavano, però non ho capito lui di che cosa parlava, ma ho capito che la polizia diceva di entrare dentro e il ragazzo non voleva entrare dentro… Il ragazzo sempre voleva uscire, poi non so, lui voleva uscire fuori, ma non so se voleva andare al bagno o voleva andare dal giudice…». Pubblico ministero: «Che cosa ha sentito, e che cosa ha visto?». Samura: «Sentito che qualcuno caduto e piangeva, dopo io andato là a guardare dal finestrino e ho visto tre persone là, poi loro chiuso porta». Pubblico ministero: «Com’erano vestite?». Samura: «C’era un’uniforme blu, normalmente quelli che aprono le porte della cella, altri due ho visto che andava via».