A novanta giorni dalle elezioni presidenziali più scabrose della sua storia moderna, negli Stati Uniti si continua a navigare a vista di fronte all’emergenza Covid e all’assenza di una qualche leadership politica. Elezioni che comunque sono confermate per martedì 3 novembre prossimo, mentre si lavora per organizzarle quasi ovunque via posta. In vari Stati i cittadini dovranno pronunciarsi anche su almeno sette referendum per la regolamentazione della cannabis, a uso terapeutico e non solo.
Ma nonostante queste forti spinte a livello statale, negli ultimi giorni i democratici hanno confermato il No all’inclusione della possibile legalizzazione nella piattaforma elettorale nazionale 2020. Sono stati 106 (contro 50) i delegati dell’apposito Democratic National Committe (DNC) che hanno bocciato un emendamento in tal senso, con le sorprese di Barbara Lee (California), altri dello staff dell’amministrazione Obama e i sindaci di Atlanta e Boston.
Le ragioni dei molti interventi a sostegno dell’esplicito appoggio alla regolamentazione nazionale sono state sintetizzate da Bakari Sellers, ex deputato statale in South Carolina: «Credo che il Partito Democratico debbano davvero appoggiare proposte come il Marijuana Justice Act per depennare la marijuana dal Controlled Substances Act, regolamentandola in maniera simile all’alcol e imponendo tasse federali». Alla fine è però rivalsa la solita linea prudente, e nella risoluzione finale si legge fra l’altro:
«I democratici vogliono depenalizzare l’uso della marijuana e rivederne la classificazione restrittiva tramite interventi esecutivi a livello federale. Appoggiamo la legalizzazione della cannabis medica, lasciando agli Stati la discrezionalità decisionale sull’uso ricreativo. Il Ministero della Giustizia non dovrà perseguire comportamenti in questo settore già legalizzati a livello statale. Tutte le condanne e pene per la sola cannabis andrebbero automaticamente cancellate.»
Si tratta di un testo simile a quello approvato dal DNC nel 2016, pur se più aperto al cambiamento quando si dice che il Partito sostiene “riforme legislative atte a consentire agli imprenditori della marijuana legale di operare senza incertezze sul mercato.” Si evita però di menzionare la legalizzazione o la regolamentazione, in sintonia con le recenti raccomandazioni minime redatte dalla task force sulla riforma della giustizia penale voluta da Biden e Sanders. E, soprattutto, ricalcando le posizioni alquanto defilate e già note del primo, la cui campagna elettorale non includerà dunque gli sperati avanzamenti pro-cannabis – pur se questi potranno concretizzarsi in futuro, sempre che stavolta gli elettori confermino il vantaggio di Biden evidente nei sondaggi odierni.
Invece più deciso, appunto, l’appoggio democratico a tutela delle norme sulla cannabis legale già esistenti in ambito statale. La Camera ha appena approvato una risoluzione che impone al Ministero della Giustizia di non interferire sulle operazioni dell’imprenditoria e sui comportamenti dei consumatori in quegli Stati dove vige opportuna regolamentazione. Come già per un’analoga misura dello scorso anno, l’emendamento bipartisan, con primi firmatari Blumenauer, McClintock, Norton e Lee, è passato con 254 voti favorevoli e 163 contrari: ha votato Sì il 97% dei democratici e il 16% dei repubblicani.
Gli attivisti pro-riforma hanno subito salutato con entusiasmo la decisione. Come ha spiegato Justin Strekal, direttore della storica NORML: «Impossibile sminuire l’importanza di questo voto bipartisan; oggi quasi un americano su quattro risiede in una giurisdizione dove l’uso della cannabis degli adulti è legale per statuto. È giunto il momento per il Congresso di prendere atto della realtà e includere queste tutele nel bilancio federale definitivo.» Aggiungendo che il passo successivo appare scontato: introdurre e discutere proposte di legge mirate a smantellare una volta per tutte il proibizionismo sulla marijuana.
È quanto continuano a chiedere ampi settori della società civile, con l’appoggio di tanti deputati di ambo gli schieramenti. Lo testimonia fra l’altro la possibile discussione autunnale, sempre nell’aula della Camera, di una prima bozza sulla legalizzazione, il Marijuana Opportunity, Reinvestment, and Expungement (MORE) Act. Una buona opportunità per scardinare i tentennamenti dei democratici?