Solo qualche giorno fa l’annuncio da parte del Direttore dell’Agenzia nazionale thailandese per il controllo delle sostanze narcotiche, che la marijuana sarà presto disponibile per uso terapeutico. Basterà infatti una prescrizione medica per acquistare in farmacia la cannabis e saranno quindi autorizzate coltivazioni autoctone di cannabis destinata ad uso terapeutico.
Ma la vera svolta nella politica delle droghe è iniziata nel 2015 sotto l’impulso del generale Paiboon Koomchaya, allora Ministro della Giustizia che per primo ipotizzò un percorso di depenalizzazione del consumo di droghe nel paese ed una riforma organica dell’impianto normativo e di servizi sulle droghe. Il progetto di riforma ha superato diversi cambi di governo e soprattutto la lunga fase della successione al trono dopo la morte di Rama IX (13 ottobre 2016) e l’ascesa al trono dopo più di 1 anno di lutto del figlio Rama X. Adesso sta giungendo alla propria concretizzazione con il primo passo che prevede il passaggio delle responsabilità dei servizi a favore delle persone con consumo problematico di droghe dal Ministero della Giustizie al Ministero della Salute. Una competenza che ai nostri occhi appare scontata ma che nel quadrante indocinese degli omicidi extragiudiziari delle Filippine di Duerte e per la stessa Tailandia di 15 anni fa, rappresenta una svolta importantissima. La sfida adesso è quella di costruire un nuovo approccio legislativo e dei servizi nell’ottica del rispetto dei diritti umani e del diritto alla salute. Per questo la rete internazionale IDPC in collaborazione con l’associazione Ozone e il network Leahn hanno presentato un breve documento che contiene le principali raccomandazioni al governo.
Lo scorso gennaio avevamo intervistato Verapun Ngammee, Executive Director della Ozone Foundation, che ha un’esperienza di più di 15 anni nei servizi di riduzione del danno in Tailandia. Servizi forniti fuori dai circuiti ufficiali in un paese dove il consumo di droghe è sempre stato considerato reato, punito severamente.
Può dirci di cosa si occupa la Ozone foundation?
La Fondazione Ozone è un’associazione che coinvolge consumatori di droga in Thailandia. Offre servizi di riduzione del danno in 12 province del paese, servizi quali la distribuzione gratuita di preservativi e siringhe sterili, oltre a fornire informazioni sui rischi del consumo di droga e sui diversi fattori che possono influenzarlo, come la qualità della sostanza, il modo in cui si consuma, il setting di consumo e i motivi per cui si consuma. Inoltre la fondazione è molto impegnata per promuovere un cambiamento nelle politiche sulle droghe e una riforma dell’impianto legislativo sulle droghe in Tailandia.
Quale è la situazione relativa alle politiche sulle droghe in Tailandia?
La sostanza illegale più consumata in Tailandia sono le metanfetamine, in forma di cristalli o pasticche, subito dopo l’eroina e la cannabis. Le politiche sulle droghe sono sotto la responsabilità del Ministro della Giustizia, perché la questione droghe è sempre stata considerata una questione di ordine pubblico. Solo adesso si stanno progettando percorsi di trattamento socio sanitario per le persone con problemi di dipendenza. I reati legati alla droga possono essere ancora puniti con la pena di morte o con l’ergastolo, anche se le sentenze di pena capitale non sono applicate ormai da anni e sono in atto riforme per abolire la pena di morte per tutti i reati.
Il numero delle persone affette da Hiv è molto alto e le prigioni sono sovraffollate con circa 327.000 detenuti per una popolazione totale di 68 milioni di abitanti. Il 70-80% dei detenuti è accusato di un reato legato alle droghe, ma il 90% di questi sono piccoli spacciatori o consumatori, nessun vero criminale. Per chi ha una dipendenza da droga la situazione nelle carceri è molto difficile, ci sono solo due istituti che prevedono interventi con farmaci sostitutivi, per il resto l’unica strada è l’astinenza forzata, con tutte le conseguenze del caso.
Quali sono le prospettive di riforma nelle politiche delle droghe?
Ci sono cambiamenti significativi al livello politico. Nel 2016 il precedente Ministro della Giustizia Paiboon Koomchaya fu il primo a dichiarare ufficialmente che la “guerra alla droga” ha fallito e aveva dato avvio ad un progetto di riforma della legge sulle droghe, nella prospettiva della tutela della salute e del rispetto dei diritti umani. Per fare questo ha dato avvio ai lavori di un comitato di esperti, che è ancora attivo, con il compito di analizzare la situazione del paese, e produrre delle proposte basate sugli esempi di buone prassi internazionali. Nel comitato non sono presenti rappresentanti della società civile e delle associazioni di consumatori di droga, ma sono state avviate una serie di numerose audizioni a cui hanno partecipato almeno 25 ONG ed esperti del mondo accademico. La Fondazione Ozone ha svolto un ruolo importante durante le audizioni, portando la propria decennale esperienza. Importante è stato anche il supporto della rete IDPC che ha permesso di arricchire la discussione con esempi di buone pratiche internazionali, oltre che collaborare con la Tailandia per l’evento promosso in sede Onu in occasione di Ungass 2016.
La proposta di riforma prevedrà la decriminalizzazione del consumo di sostanze ed il passaggio delle competenze per le cure al Ministero della Sanità. È molto importante il percorso in atto di definizione del termine “ trattamento delle dipendenze” in senso socio sanitario con un riferimento alle migliori prassi internazionali, nel rispetto dei diritti umani e della salute delle persone. Vi sarà anche una forte distinzione fra grandi e piccoli spacciatori, e consumatori, ed una valutazione delle condizioni sociali di coloro che sono attualmente in giudizio.
Quali sono i punti di forza che le ong in Tailandia hanno espresso nel processo di riforma in atto e da cui le alre ong potrebbero imparare?
È molto importante valorizzare l’esperienza dei consumatori di droghe, coinvolgerli nella discussione delle iniziative che li riguardano, nella valutazione delle proposte politiche. In ogni paese chi si occupa di droghe dovrebbe rafforzare il ruolo di coloro che ne fanno uso, promuovendo spazi di confronto, di intervento diretto nella progettazione dei servizi e delle norme; invece spesso sono isolati e la parola è lasciata solo ai dottori, alla polizia e ai giudici. Tutte queste categorie sono fondamentali per costruire una riforma complessiva del sistema, ma la voce dei consumatori e degli attivisti in prima linea è fondamentale.
Cosa possono fare le ONG straniere per supportare questo processo di cambiamento in Tailandia?
Alle ONG straniere e a Forum Droghe, chiediamo di mantenere alta l’attenzione su ciò che sta accadendo in Tailandia, sia per supportarne il processo di riforma, che per promuoverne l’esempio al livello internazionale. Ciò che sta avvenendo in Tailandia potrebbe essere di aiuto per avviare delle riforme anche in altri paesi asiatici. Un aiuto pratico è anche quello di fornirci esempi di studi e buone prassi – per l’Italia ad esempio, la gestione del farmaco salvavita Naloxone.