In Italia, la questione droghe è paradigmatica dell’asfissia del dibattito politico, dove di fronte a fallimenti epocali di talune scelte normative chi governa preferisce taroccare i dati piuttosto che ragionare pragmaticamente e laicamente intorno a ipotesi riformiste. Non a caso non si è mai sviluppato un dibattito politico intorno alle possibili alternative alla war on drugs. L’anti-proibizionismo viene considerato terreno di cultura radicale ed estremista mentre il moralismo entra a man bassa nel diritto e nella politica criminale. Il mondo anglosassone risulta essere molto meno manicheo rispetto all’Italia. Non è un caso che a Bristol, in Inghilterra, la Transform Drug Policy Foundation possa ragionare e costruire scientificamente una piano per la regolamentazione legale delle droghe. Si deve alla caparbietà di Forum Droghe e della Cgil la scelta di proporre ai lettori italiani la traduzione di quello che viene definita l’ipotesi di “il nuovo edificio legale” che usando “scienza e coscienza” possa aiutare a superare le tradizionali politiche sopranazionali e statali in materia di sostanze stupefacenti. Politiche perdenti dal punto di vista sociale, economico e criminale. Il volume si chiama non a caso “Dopo la guerra alla droga.” Nel volume si descrivono cinque possibili modelli per regolamentare la distribuzione delle droghe. Modello di prescrizione medica: rigidamente controllato, con un ruolo di prescrizione affidato a chi ha competenze mediche. È questo un modello costoso in quanto richiede una presenza territoriale diffusa di medici specializzati nel trattamento di assuntori di sostanze. Modello di vendita in farmacia: è meno restrittivo del precedente in quanto affida a farmacisti selezionati, formati e appositamente autorizzati un ruolo centrale nella distribuzione e nella informazione di base. Modello di vendita con licenza: la vendita sarebbe estesa ai luoghi dove viene distribuito alcool e tabacco con modalità analoghe di distribuzione. Modello del locale pubblico con licenza: si userebbero solamente pub e bar appositamente autorizzati per la vendita e il consumo di droghe, con restrizioni legate all’età, alla condizione di intossicazione del consumatore e all’orario di apertura. Modello di vendita senza licenza: vi sarebbe libera vendita delle sostanze meno tossiche al pari degli analgesici e dei farmaci da banco. Ognuno di questi modelli viene spiegato con indicazioni e contro-indicazioni, costi sociali ed economici. Mai una caduta ideologica. Sempre uno sguardo alle condizioni reali di vita delle persone, dei mercati e soprattutto alle differenti caratteristiche delle droghe, chimiche ma anche di accettazione sociale. Una corposa appendice è dedicata al superamento dell’apparato di norme internazionali in materia di droghe. Le Nazioni Unite hanno infatti sviluppato nel tempo una machinery convenzionale unidirezionale fortemente condizionata da scelte repressive e proibizioniste. Quell’apparato universale ha lasciato ben poco spazio a politiche nazionali diversamente connotate. La prima delle tre più importanti convenzioni Onu sulle droghe risale al 1961 (Single convention on narcotic drugs e successivo protocollo del 1972). Le successive sono del 1971 (Convention on psychotropic substances) e del 1988 (Convention against illicit traffic in narcotic drugs and psychotropic substances). E’ stato istituito un sistema di controllo universale sulla coltivazione, produzione, esportazione, importazione, distribuzione, commercio e possesso di sostanze narcotiche. Vi è una rigida previsione delle attività consentite agli Stati e un’altrettanto rigorosa catalogazione delle droghe in quattro tipologie, a seconda degli effetti di dipendenza prodotti. E al primo posto, per pericolosità e strategie di repressione, vi sono eroina, cocaina e cannabis, incredibilmente mescolate tutte insieme. Di fronte a questo rigido e ideologico apparato di norme vengono indicate nel testo due vie: riformarlo o muoversi nei silenzi convenzionali per sperimentare politiche alternative. La prima è la via maestra. La seconda è la via possibile. Questo significa per Transform, ma anche per noi, essere riformisti.
Articolo di Patrizio Gonnella
Patrizio Gonnella recensisce per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 20 aprile 2011 il volume “Dopo la guerra alla droga. Un piano per la regolamentazione legale” (Transform Drug Policy Foundation, Ediesse, Roma, 2011).