In materia di droghe, il web viene sempre più evocato – nella comunicazione mainstream e in quella politica – come una minaccia da panico morale: saremmo dominati da un invisibile nemico pervasivo contro cui nulla possiamo. Chi produce questa immagine di solito ha obiettivi politici, in primis quello di rianimare il moribondo approccio della tolleranza zero: se “il nemico” è così potente e tutti noi siamo così impotenti, l’unica cosa da fare è abolire le droghe dal mondo, perché non c’è modo per poterle governare. Come prima (vedi Convezioni ONU) ma anche più di prima, a causa della inarrestabile potenza del web. Una visione che, grazie a conoscenza, evidenza e confronto critico, può essere facilmente smantellata, per uscire dall’impotenza e recuperare spazi e modalità di azione.
La Summer School organizzata da Forum Droghe e dal CNCA quest’anno ha dato il suo contributo di realtà sul tema droghe e web, rispondendo a un bisogno pressante di aggiornamento: pressante perché il web, è vero, con le droghe c’entra e sempre di più, e del resto come potrebbe non essere così, quando la comunicazione virtuale è ormai parte integrante della nostra vita quotidiana? Tre sono le dimensioni che hanno rivoluzionato il rapporto con le sostanze: il mercato, l’accesso all’informazione, gli interventi, soprattutto quelli di riduzione del danno (RdD).
Il mercato. Non è adeguata una lettura degli acquisti sul darknet (il web non in chiaro) improntata al mero allarme: l’accesso implica alcune competenze di navigazione, ed è almeno parzialmente selettivo; è vero che è un mercato in crescita, ma le cifre miliardarie che circolano sui media sono sovrastimate e non vi è prova alcuna che la macro criminalità abbia fatto qui il suo ingresso, anzi, sono presenti molti venditori minori. In ottica di RdD, le esperienze di chi acquista on line e la letteratura internazionale testimoniano di una – relativa – sicurezza del darknet rispetto allo spaccio di strada: no violenza, più qualità in relazione ai prezzi, informazione, e sistemi di feedback che in qualche modo “controllano” i venditori. Siamo sempre in un mercato illegale, il web non sostituisce politiche di regolazione legale, ma tenere bassi i rischi ha una sua rilevanza. La gran parte dei cryptomarket, poi, includono forum di scambio tra pari e vere e proprie sezioni di consigli di RdD, raggiungendo una vasta popolazione altrimenti disinformata. Una frontiera interessante è quella portata da Doctor X (Fernando Caudevilla), medico, on line counsellor da milioni di contatti, e quella di Energy Control, che consente di effettuare il drug checking delle sostanze acquistate on line, fornendo informazioni cruciali per un consumo consapevole. Ma il web è ormai strategico nel campo degli interventi professionali e del supporto tra pari: da outreach e netreach, dalla strada al web, una RdD virtuale e molto efficace. Programmi di automonitoraggio per un consumo consapevole, on line counselling, chat con operatori, forum tra pari, comunicazione via whatsapp o instagram stanno integrando più tradizionali modalità di intervento: non si tratta – come molte esperienze italiane già dimostrano – di “nicchie” per pochi giovanissimi, ma di modalità trasversali a popolazioni e ambiti diversi.
Il web è risorsa formidabile, che sta forzando e sfidando le attuali, obsolete forme organizzative del lavoro sulle sostanze: ci sono, nei servizi, computer che bloccano l’accesso se si digita la parole “droghe”… e operatori di netreach che usano account personali per fare il loro lavoro. Altro che cani e telecamere: qui c’è bisogno di ben altro.
Documentazione e video della summer school su fuoriluogo.it/summer2018