In apertura della Trentesima sessione del Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni unite di Ginevra, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, il principe giordano Zeid Ra’ad Zeid Al-Hussein, ha reso note una serie di raccomandazioni per garantire il rispetto dei diritti umani violati dal sistema internazionale del controllo delle droghe. Il documento è il frutto di una consultazione pluriennale coordinata con altre agenzie del sistema delle Nazioni Unite e una trentina di Stati membri e verrà discusso il 28 settembre.
Non è la prima volta che il sistema degli organismi delle Nazioni Unite si interessa laicamente di stupefacenti, ma mai come questa volta le raccomandazioni dell’Alto Commissario erano state così puntuali e specifiche e in radicale discontinuità con quanto promosso per anni dall’Ufficio di Vienna, quello competente sulle droghe e il crimine (Unodc).
I motivi di questo cambiamento di orientamento sono legati sia al crescente malcontento di alcuni paesi dell’America Latina, quelli che maggiormente subiscono gli effetti devastanti del proibizionismo, sia all’arrivo a Ginevra di Al-Hussein, un diplomatico da sempre attento alla promozione e protezione dei diritti umani.
Il primo dato di rottura e progresso del documento riguarda la terminologia: si riconosce infatti che le droghe possano esser “usate” e non, sempre solo e comunque, “abusate”. Le sedici pagine rese note a metà settembre scorso chiedono a chiare lettere: la totale depenalizzazione dell’uso e del consumo personale delle sostanze, senza far distinzione tra “leggere” e “pesanti”; misure alternative a qualsiasi tipo di restrizione della libertà personale per i tossicomani con problemi penali; la proibizione dell’astinenza forzata per estorcere informazioni o confessioni; la promozione delle politiche di Riduzione del danno a partire dalle terapie sostitutive (senza auspicare dosaggi a scalare); una piena informazione per i minori sull’uso delle sostanze; politiche che non discriminino gruppi etnici o le donne che usano stupefacenti come “micro-distributori”; l’uso tradizionale o sacro di alcune sostanze illegali; un ampio accesso alle medicine essenziali a base di oppio, specie per i paesi in via di sviluppo; e, infine, un chiaro no alla pena di morte per reati connessi all’uso e al traffico delle sostanze proibite.
Il documento dell’Alto Commissario si inserisce nel quadro delle attività che le Nazioni Unite stanno portando avanti da una ventina d’anni in materia di controllo degli stupefacenti e che nell’aprile del 2016 porteranno alla convocazione di una Sessione Speciale dell’Assemblea generale dell’Onu (Ungass 2016) interamente dedicata alle droghe.
Da oltre un anno, l’Italia ha una nuova direzione tecnica del Dipartimento sulle dipendenze, ma non ha nominato un sottosegretario con delega alle droghe. Inoltre il Governo non ha ancora chiarito quando e come intende convocare la sesta conferenza nazionale sulle droghe, né si è distinto, all’interno del sistema delle Nazioni Unite, per una chiara volontà riformatrice o per cercare di comporre un fronte trans-regionale per cogliere l’occasione della Ungass 2016 e lanciare un processo di revisione delle tre Convenzioni Onu in materia di stupefacenti che rappresenta il problema dei problemi.
Le raccomandazioni del principe Zeid verranno discusse pubblicamente a Ginevra in tre ore di dibattito; prima il Governo italiano si pone il problema di come reagire, meglio riuscirà ad affrontare un tema di rilevanza mondiale che, come si vede, ha gravi ripercussioni negative sui diritti umani.