14 marzo 2019, VIENNA – Oggi le Nazioni Unite hanno concordato un nuovo quadro per il controllo globale delle droghe: un documento ministeriale volta ad accelerare “l’attuazione dei nostri impegni congiunti per affrontare e contrastare il problema mondiale della droga” per il prossimo decennio.
Nella dichiarazione rilasciata oggi a nome dei suoi oltre 180 ONG membre, IDPC afferma che il nuovo accordo globale sulle droghe ribadisce la traiettoria fallimentare del controllo globale delle droghe degli ultimi 20 anni, che mira a realizzare un “mondo libero dalla droga“. Di fronte all’aumento record di scala del mercato delle droghe illecite, un tale obiettivo è irrealistico e sempre più irrilevante.
I governi di tutto il mondo non hanno assolutamente compiuto progressi nel raggiungimento di un “mondo libero dalla droga“. Nell’ultimo decennio c’è stato un aumento del 31% nel numero di persone che usano droghe e un aumento senza precedenti nella coltivazione dell’oppio e della coca. Anche il crimine organizzato è fiorito, con il commercio di droghe illecite valutato tra i 426 e i 652 miliardi di dollari.
Insistendo ciecamente sullo slogan “un mondo libero dalle droghe“, le politiche sulle droghe globali hanno avuto conseguenze devastanti:
- Mezzo milione di morti evitabili per overdose e da HIV, epatite C e tubercolosi solo nel 2015.
- Un’epidemia globale di dolore che ha lasciato il 75% della popolazione mondiale senza accesso a terapie per il suo sollievo.
- Gravi violazioni dei diritti umani, compresa l’incarcerazione di massa, 3.940 esecuzioni e decine di migliaia di uccisioni extragiudiziali e di altre uccisioni illegali.
I negoziati sulla nuova strategia erano chiaramente in salita data la crescente polarizzazione dei governi, con alcuni paesi che si muovevano verso la regolamentazione della cannabis mentre altri acceleravano i loro approcci di “guerra alla droga”. Alcuni paesi progressisti avrebbero lottato duramente per avere più forti riferimenti ai diritti umani e contro il ripristino di inutili obiettivi come il “mondo senza droga” che hanno contraddistinto decenni di documenti di politica sulle droghe dell’ONU. Purtroppo, il cosiddetto “consenso di Vienna” ha vinto e ha nuovamente soffocato i progressi nella politica delle droghe delle Nazioni Unite.
Anche se il documento include un cupo riconoscimento della portata del problema, obbliga di nuovo la comunità internazionale ad un altro decennio incentrato sull’eliminazione del mercato delle droghe illecite. Il raggiungimento di nuovi impegni per migliorare l’accesso a farmaci, come la morfina per alleviare il dolore, o per ridurre l’incarcerazione attraverso l’uso di alternative, sarà ostacolato dall’obiettivo generale di lottare per un “mondo libero dalla droga“.
In contrasto con dibattito governativo chiuso, oggi un gruppo di lavoro interistituzionale delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto sulle lezioni apprese dal sistema delle Nazioni Unite che dichiara che “le politiche punitive sulla droga continuano ad essere utilizzate in alcune comunità, nonostante siano inefficaci nel ridurre il traffico di droga o nell’affrontare l’uso e l’offerta di droghe non mediche e continuano a minare i diritti umani e il benessere delle persone che fanno uso di droghe, nonché delle loro famiglie e comunità“.
Ann Fordham, direttore esecutivo di IDPC, ha dichiarato: “Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi nella nuova Dichiarazione rispetto a dieci anni fa, è deludente che i governi non possano essere onesti su come le politiche repressive sulle droghe causino danni devastanti, più delle stesse droghe. Il dibattito sulle droghe delle Nazioni Unite basato sul consenso ha portato allo sfortunato riciclaggio di una retorica fallita e imperfetta che deve essere richiamata per forza. I governi farebbero bene a riflettere sulle prove messe a loro disposizione dal sistema delle Nazioni Unite e dalla società civile”.