Forum Droghe e CNCA-CTCA, in collaborazione con Fondazione Michelucci e Cesda, organizzano la Summer school 2013 dal titolo DRUGS AND THE CITY Ripensare le città: attori e contesti urbani di inizio secolo. A Firenze, 5-6-7 settembre 2013 Centro Studi CISL, via della Piazzola 71.
I temi
L’edizione 2013 della summer school ha scelto di partire da uno sguardo a tutto campo sulla realtà delle città, per meglio focalizzare i temi dei consumi di droghe che impegnano quotidianamente molti operatori. Il tentativo è di leggere i cambiamenti dei modelli, dei luoghi e dei rituali di consumo come un aspetto dei mutamenti sociali che investono più in generale l’ambiente urbano, fuori dallo sguardo (che rischia di essere autoreferenziale) dei servizi. In questi anni molto ci siamo spesi per un approccio di riduzione del danno che valorizzasse la regolazione sociale dei consumi, per come questi si strutturano nei contesti di vita delle persone. Perciò, concentrarsi sul mutamento dei contesti urbani per cogliervi il mutamento dei modelli di consumo è un percorso familiare a chi opera nei servizi, utile ad una maggiore comprensione dei processi e ad una chiarificazione delle pratiche.
A partire da una visione “di contesto”, che impegnerà urbanisti e sociologi a confronto con le esperienze e le pratiche di chi opera quotidianamente nelle città, il confronto si svolgerà lungo alcune assi:
I processi di regolazione sociale e autoregolazione dei consumi e la loro rappresentazione sociale. Nella cultura corrente la rappresentazione del consumo è rimasta stretta fra modello morale e modello malattia, uniti, pur nella loro diversità, nel rilanciare il “consumo zero” nelle sue varie forme (dall’inasprimento penale, ai test antidroga per i ragazzi quale forma di “prevenzione”). Tuttavia, nelle subculture del consumo, hanno continuato a svilupparsi meccanismi di regolazione sociale e di autoregolazione (i “controlli”, ossia i vari saperi e competenze dei consumatori di “governo” delle droghe). Non c’è dubbio che la riduzione del danno ha influito positivamente sulle subculture dell’uso più sicuro, sviluppando la sua valenza comunitaria oltre l’ambito dell’approccio individuale all’utente. Tuttavia questa dimensione rimane ancora la più debole e molto rimane da fare nel campo della circolazione dei “controlli” informali e dei saperi dei consumatori. Oltre ciò, rimane il problema di un movimento/di movimenti che siano in grado di mettere in comunicazione subculture del consumo e cultura mainstream, in modo da modificare la rappresentazione sociale dominante. Questa possibile comunicazione, fino a che punto trova nuove chance e occasioni in alcune delle inedite forme di relazione sociale che attraversano le città?
Vivere e convivere nella città: la regolazione politica dei diversi aspetti dei fenomeni sociali attraverso le politiche urbanistiche, lo welfare municipale, le politiche di “sicurezza”. A ben guardare, la rappresentazione politica della crisi del welfare quale portato inevitabile della crisi economica, (con conseguenti tagli e restrizione delle risorse per i Comuni) è un’immagine rovesciata. Nella realtà, lo welfare municipale decade non solo per carenza di risorse, ma perché si indebolisce l’idea della città come comunità “che sopporta e supporta”, ossia di uno spazio urbano accogliente verso tutte le differenze (di età, sesso, culture e etnie, stili di vita). La città “che sopporta e supporta” è anche l’idea guida della riduzione del danno. Scendendo ai consumi di droga, si osserva che la risposta di gran parte delle municipalità italiane nei confronti delle moderne (e profondamente mutate) “scene di droga” si orienta per lo più verso la dimensione (anche simbolica) della “espulsione” dei consumi. Il “primato della convivenza” è insidiato dall’ideologia del mercato quale “principio regolatore” sia dell’economia sia dell’organizzazione sociale: che da un lato svuota la politica (locale e non solo) delle sue competenze di “governo” e di progettualità urbana, dall’altro esaspera elementi di competizione sociale, che alla lunga si traducono in conflittualità sociale (lo welfare dei “meritevoli” è un principio di ordine sociale prima che una necessità dovuta ai tagli, anche se in genere è così presentato). Quale relazione fra i processi sociali (quali la “normalizzazione” dei consumi di droga) e le prevalenti risposte di non governo delle istituzioni locali? Quale distanza tra il governo urbano e le forme del sociale, che potrebbero ospitare e valorizzare questa “normalizzazione” Quali le differenze fra i processi e i meccanismi di governo nelle piccole città rispetto ai grandi centri urbani?
Negoziazione delle politiche e delle risorse e partecipazione alle decisioni istituzionali. Quali “ponti” fra la regolazione sociale (il “sapere” sociale dei consumatori di droghe) e la regolazione istituzionale? Se è vero che in Italia i servizi sulle droghe e la riduzione del danno sono ancorati a un sistema fondamentalmente sanitario-centrico (e dunque regione-centrico), è anche vero che le tante facce del fenomeno – se colte e lette – darebbero alle città competenze e responsabilità. Il dilemma è acuito dalle attuali ridotte capacità di risposta delle municipalità: che vanno di pari passo col tramonto del loro ruolo politico peculiare, legato al loro essere “vicine ai cittadini e alle loro istanze”, più aperte dunque al protagonismo politico dei cittadini e delle cittadine. Tuttavia, rimane una questione centrale, preliminare al nodo welfare e allo sviluppo di servizi: come avere risposte istituzionali che non ostacolino lo sviluppo di controlli sociali sui consumi; e che non distruggano le condizioni in cui i consumatori possano sviluppare forme di controllo individuali dei consumi.
L’obiettivo della summer è di sviluppare un confronto fra diverse angolazioni di lettura delle città, trovando una interlocuzione fra teoria ed esperienze e cercando di valorizzare le competenze consolidate anche se poco riconosciute degli operatori di riduzione del danno.
Il percorso formativo
Come sempre, la summer school alterna momenti di contributi frontali e lavori di gruppo, e soprattutto opera per la valorizzazione di competenze acquisite e riflessioni critiche che provengano da una lettura delle esperienze concrete.
Sulla base della valutazione dei partecipanti alle precedenti summer school, proponiamo anche quest’anno una metodologia partecipativa, che permetta una maggiore valorizzazione delle esperienze dei partecipanti: insieme ad alcune relazioni introduttive, lavoreremo in gruppi di lavoro di non più di venti persone con la finalità di creare connessioni tra gli input dei relatori e le pratiche e le riflessioni relativi alle competenze e alle esperienze professionali.