[22/07/09] All’inizio di luglio sono stati presentati i risultati della commissione van de Donk, insediata dal governo olandese per avere indicazioni sulla revisione della politica delle droghe. Non si tratta di un comitato di esperti e scienziati indipendenti, bensì di una commissione politica composta da esponenti dei partiti di governo (cristiano-democratici, laburisti e cristiano-ortodossi) e presieduta dal cristiano-democratico Wim van de Donk.
Il problema all’origine è il cosiddetto “turismo della droga” nelle cittadine olandesi di confine, che ha provocato un notevole aumento del numero e delle dimensioni dei coffeeshops. L’attuale politica di tolleranza si applica solo alla vendita al dettaglio, mentre l’approvvigionamento dei coffeeshops è sempre rimasto illegale: con l’incremento dei “turisti dei coffeeshops”, è aumentato il volume delle attività illegali di produzione e vendita ai locali.
Da alcuni anni, un gruppo di sindaci delle città confinanti chiede al governo di risolvere la questione, permettendo un canale legale di produzione della canapa (vedi su Fuoriluogo: Gerd Leers, sindaco di Maastricht, maggio 2005 e Jan Lonink, borgomastro di Terneuzen, gennaio 2007; sul movimento dei sindaci olandesi vedi anche Joep Oomen, maggio 2005 e Marina Impallomeni, giugno 2005). A livello centrale, mentre il partito laburista appoggia l’estensione della politica di tolleranza all’approvvigionamento, i cristiano-democratici sono contrari.
Il rapporto van de Donk suggerisce che «i coffeeshops tornino al loro scopo originario e siano riservati solo a soci locali». Quanto al loro rifornimento, si propongono forme di regolamentazione dell’offerta, ma solo in via sperimentale.
La commissione suggerisce anche di avviare studi per verificare la validità della distinzione fra droghe leggere e pesanti, in seguito all’aumento della concentrazione di Thc nella canapa in commercio. Si ricorda comunque che la quantità di Thc è scesa negli ultimi anni. Inoltre, sembra che i consumatori di canapa si comportino in maniera assolutamente simile a quelli di alcol: riducendo la quantità fumata (o bevuta) dei prodotti più concentrati.
Il problema all’origine è il cosiddetto “turismo della droga” nelle cittadine olandesi di confine, che ha provocato un notevole aumento del numero e delle dimensioni dei coffeeshops. L’attuale politica di tolleranza si applica solo alla vendita al dettaglio, mentre l’approvvigionamento dei coffeeshops è sempre rimasto illegale: con l’incremento dei “turisti dei coffeeshops”, è aumentato il volume delle attività illegali di produzione e vendita ai locali.
Da alcuni anni, un gruppo di sindaci delle città confinanti chiede al governo di risolvere la questione, permettendo un canale legale di produzione della canapa (vedi su Fuoriluogo: Gerd Leers, sindaco di Maastricht, maggio 2005 e Jan Lonink, borgomastro di Terneuzen, gennaio 2007; sul movimento dei sindaci olandesi vedi anche Joep Oomen, maggio 2005 e Marina Impallomeni, giugno 2005). A livello centrale, mentre il partito laburista appoggia l’estensione della politica di tolleranza all’approvvigionamento, i cristiano-democratici sono contrari.
Il rapporto van de Donk suggerisce che «i coffeeshops tornino al loro scopo originario e siano riservati solo a soci locali». Quanto al loro rifornimento, si propongono forme di regolamentazione dell’offerta, ma solo in via sperimentale.
La commissione suggerisce anche di avviare studi per verificare la validità della distinzione fra droghe leggere e pesanti, in seguito all’aumento della concentrazione di Thc nella canapa in commercio. Si ricorda comunque che la quantità di Thc è scesa negli ultimi anni. Inoltre, sembra che i consumatori di canapa si comportino in maniera assolutamente simile a quelli di alcol: riducendo la quantità fumata (o bevuta) dei prodotti più concentrati.
Per maggiori dettagli sul rapporto van de Donk:
Scheda informativa a cura di Idpc – International Drug Policy Consortium (in italiano)
Sintesi del rapporto van de Donk (dal sito IDCP, in inglese)