“I dati del rapporto sulla produzione di oppio illustrati dal capo dell’ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, Antonio Maria Costa, dimostrano il fallimento della strategia adottata in Afghanistan per fronteggiare il problema della coltivazione di oppio e il narcotraffico”. Lo afferma, in una nota, il ministro della Solidarieta’ sociale, Paolo Ferrero, in riferimento ai dati sull’aumento della produzione di oppio in Afghanistan.
“I dati record del raccolto di oppio illustrati da Costa sono la fotografia migliore della sconfitta delle linee seguite fin qui per affrontare il fenomeno. Esistono altre risposte concrete all’estensione delle coltivazioni illecite di papavero da oppio che possono togliere dal mercato illegale questa sostanza destinata ad invadere l’Europa trasformata in eroina. Penso a quella che abbiamo gia’ avanzato da tempo, e sulla quale si e’ gia’ registrato il voto favorevole della Camera a marzo, che riguarda la riconversione di queste colture in colture legali, ai fini dell’utilizzazione dell’oppio per le terapie del dolore”.
“Si tratta di una proposta che puo’ aiutare anche la stabilizzazione di questo paese martoriato dalla guerra, favorendo lo sviluppo economico e migliorando le condizioni di vita delle popolazioni coinvolte”.
“L’ipotesi del ministro Ferrero di comprare la droga afgana e’ la solita linea della sinistra, vecchia e perdente”. Cosi’ Carlo Ciccioli, deputato di Alleanza nazionale commenta le parole del ministro della Solidarieta’ sociale, Paolo Ferrero sui dati diffusi dall’Onu sulla produzione di oppio in Afghanistan.
La soluzione proposta da Ferrero, ricorda Ciccioli, “e’ gia’ stata tentata in passato da alcuni Paesi e ha visto i coltivatori di oppio vendere legalmente all’occidente e illegalmente alla malavita organizzata”. Il ministro ipotizza formule “obsolete e sbagliate che non hanno prodotto mai risultati consistenti ma, al contrario, hanno sempre portato al doppio mercato e all’aumento del valore e della redditivita’ dei raccolti”. L’unica possibilita’, per Ciccioli “e’ invece l’assoluta riconversione delle colture, dando contributi agli agricoltori che cambiano coltivazione, come gia’ accade normalmente per le coltivazioni in eccesso nei Paesi dell’Unione europea”.