«È finito un incubo». Filippo Giunta sorride, visibilmente commosso, e abbraccia i difensori. Chiedeva giustizia per sè e per il suo festival, rispetto a un’accusa che aveva definito «insultante» oltre che infondata, e l’ha ottenuta. Lo aveva spiegato in apertura di udienza, rendendo spontanee dichiarazoni al giudice. «La mia preoccupazione maggiore era l’incolumità delle persone – aveva affermato –. Sapevo i rischi che correvano consumando alcol e droghe, specie quelle pesanti, e sentivo più di ogni altra cosa la responsabilità di garantire sicurezza. Per questo, avevamo predisposto un imponente servizio di sicurezza, con la direttiva di collaborare con le forze dell’ordine». È un fiume in piena. «Il Sunsplash nel 2010 ha ottenuto il riconoscimento Unesco per la promozione della pace e della tolleranza – ha ricordato – e tra gli ospiti abbiamo avuto ben tre Premi Nobel». Giunta non tenta di nascondere cose arcinote. «Certo, si consumava marijuana, ma questo succede in tutte le grosse manifestazioni. Del resto, è difficile credere che migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, compresi Paesi più tolleranti del nostro, venissero a Osoppo al solo scopo di consumare droghe». L’anno spartiacque era stato il 2007. «Lo ricordo dolorosamente – ha detto –: erano arrivate organizzazioni dalla Lombardia che ci colsero impreparati. Dall’anno successivo la sicurezza interna, con 150 addetti, fu ancora più attenta. Ma anche se li cacciavamo, gli indesiderati riuscivano a rientrare. E così, separammo l’area del festival dal campeggio. Per accedere alle tende, introducemmo un sistema di controllo basato su venti diversi braccialetti». Uno sforzo «totale», sostenuto anche dalla comunità. «Il territorio ci voleva bene e raccolse 5 mila firme in nostra difesa». Eppure, nell’ultimo periodo qualcosa si incrinò. «Ci fu una chiusura da parte di alcune forze dell’ordine – ha detto –, forse perchè non si fidavano di noi. Questo causò incomprensioni e insofferenza per un certo tipo di controlli: ciò che contestavo erano i metodi e la mancanza di collaborazione. Nonostante ciò, l’anno dopo raddoppiai le postazioni: una per pagare e l’altra per le registrazioni». E adesso che tutto è finito? «No, il festival non tornerà indietro – risponde Giunta –. Ma saremmo orgogliosi di tornare nella nostra terra: sappiamo fare cose altrettanto belle e potremmo presentarci con un progetto inedito». Il bilancio, al quinto anno in Spagna, è oltremodo positivo. «Osoppo, per posizione geografica e popolazione, non avrebbe mai potuto rispondere come Benicassim. E in Spagna, pur trovandoci in una regione storicamente amministrata dalla destra, non ho incontrato alcuna opposizione ideologica, nè gli attacchi infamanti di qua». I numeri? «Nel 2014, con 240 mila presenze, abbiamo creato 2 mila posti di lavoro e determinato una ricaduta economica di 24 milioni di euro».