Devo ammettere che sino ad oggi, pur praticando da circa un decennio le sezioni penali dei Tribunali, la realtà carceraria mi era praticamente sconosciuta. A pochi mesi di distanza dall’avvio di un interessante, e spero utile, progetto di assistenza volontaria dei detenuti quale quello dello Sportello di Antigone provo a tracciare un primissimo bilancio personale.
Il progetto si svolge nel carcere di Rebibbia – Nuovo Complesso, all’interno di una sezione maschile dove, in apparenza, il regime di vita è migliore di quello riscontrato in altri istituti di pena, ma dove comunque i detenuti raccontano di piccoli e grandi drammi che, almeno sino ad ora, attengono in gran parte alla inadeguatezza dell’assistenza sanitaria.
Ci è stato esposto il caso del detenuto affetto da Aids, che da moltissimi mesi non effettua alcun tipo di controllo medico e quello del detenuto affetto da fistole sacrali, che da oltre un anno attende di essere operato a causa della mancanza di disponibilità da parte delle strutture sanitarie ospedaliere competenti.
Questi ritardi generano situazioni di gravissimo disagio e di crescente contestazione da parte dei detenuti, esposti perennemente al rischio di contagio aggravato dal sovraffollamento nel quale versa l’istituto, che sotto tale aspetto purtroppo non si differenzia da tutti gli altri. Ma vi è un altro aspetto, connesso a quello del sovraffollamento, che riguarda la politica degli annunci in materia giudiziaria e penitenziaria che l’attuale Governo ha oramai elevato a sistema.
Spesso la classe politica si nutre di annunci, nella convinzione di non dover rispondere degli impegni assunti. Una promessa costa poco e rende molto. Di volta in volta la classe dirigente trova modo di imputare il proprio fallimento a qualche fattore esterno condizionante.
Se a queste condotte di sostanziale “irresponsabilità politica” il corpo elettorale italiano appare, ahimè, assuefatto, per i detenuti la promessa di un miglioramento della propria condizione rappresenta molto più di una semplice prospettiva ma una vera e propria speranza di rinascita, la cui continua frustrazione rappresenta una sorta di “pena accessoria”.
Più di un detenuto nel corso degli ultimi colloqui con lo sportello del difensore civico ha chiesto notizie in merito al progetto di legge annunciato dal Governo in materia di sovraffollamento delle carceri, quello per intendersi nel quale è previsto che tutti coloro che hanno un residuo di pena pari o inferiore ad un anno possano scontarlo in regime di detenzione domiciliare.
Buona o cattiva che sia, l’effetto generato da questo ennesimo annuncio è quello di mantenere alto uno stato di tensione emotiva che non solo non conviene alimentare ma che trovo sia quanto di più vessatorio si possa fare nei confronti di persone che devono la loro sorte agli umori di questo o quel politico, il quale sa bene che difficilmente sarà chiamato a rispondere delle promesse mancate. La speranza è dunque che, almeno in certe materie, la classe politica abbia l’accortezza di passare dalle promesse ai fatti, abbandonando la politica degli annunci!