Le ipotesi di modifica al decreto legge sulla “sicurezza” presentate ieri al Senato – che sospenderebbero una serie di processi riguardanti fatti avvenuti prima del 30 giugno 2002 – fermerebbero i processi per i fatti avvenuti a Genova nel luglio 2001. Una sfortunata coincidenza, che va purtroppo ad aggiungersi a una serie di circostanze che non da coincidenze derivano, bensì da precise responsabilità, le quali rendono particolarmente negletti i processi per i fatti di Genova e ancora più ardua la ricerca della giustizia per le vittime.
Lo rende noto il Comitato Verità e Giustizia per Genova, citando al riguardo “una fra tutte queste circostanze: la mancanza nel codice penale italiano di un reato di tortura e maltrattamenti. Questa mancanza, ad esempio, impone ai procuratori nel processo sui fatti di Bolzaneto di descrivere una realtà di oggettiva vessazione nei confronti di tutti i detenuti e per tutto il periodo della loro permanenza presso il sito avendo a disposizione, per perseguire i colpevoli, unicamente reati ordinari, in quanto tali colpiti da prescrizione. In quel luglio 2001 – ricorda ancora l’associazione – erano già trascorsi 13 anni da quando Amnesty International chiedeva all’Italia di considerare un reato specifico la tortura e i maltrattamenti commessi da pubblici ufficiali. Ha fatto un certo effetto sentire che questa esigenza viene testimoniata da chi, in questi anni, ha svolto le inchieste su ciò che avvenne nella caserma di Bolzaneto. Apprendere oggi che c’è il rischio che salti anche il simbolico appuntamento con la giustizia costituito dalla sentenza per Bolzaneto e dai prossimi, importanti, passaggi degli altri procedimenti, aggiunge a questo quadro un’ennesima triste sfumatura”.