Il 9 dicembre è apparso su New England Journal of Medicine una ricerca, diretta da Gabriele Fischer della clinica psichiatrica di MediUni di Vienna, sulle donne in stato di gravidanza dipendenti da oppiacei. Finora veniva usato il metadone, ma poiché negli ultimi anni la buprenorfina ha dato buona prova di sé, l’esperta ha voluto sperimentarla sulle donne incinte, e il risultato le ha dato ragione. Soprattutto sono migliorati i sintomi d’astinenza dei neonati, nei quali il metadone agisce da eccitante e intralcia il funzionamento del sistema nervoso, tanto da richiedere cure farmacologiche e un ricovero prolungato in ospedale. L’esperimento ha riguardato 175 donne -metà trattate con metadone, l’altra con buprenorfina. Il 18% del primo gruppo e il 33% del secondo hanno interrotto l’esperimento, mentre 131 neonati e le loro mamme (58 del gruppo buprenorfina, 73 del metadone) sono stati seguiti anche dopo il parto. I figli delle donne del gruppo buprenorfina hanno avuto bisogno di meno morfina nei primi giorni dopo la nascita, il ricovero è sceso da 17,5 giorni a 10, i sintomi d’astinenza sono durati 4,1 giorni contro 9,9. In seguito tutti i bambini hanno avuto uno sviluppo uguale a quello delle madri non dipendenti da oppiacei, ma nella fase post-parto i figli delle donne curate con buprenorfina stavano meglio.