Dopo anni di guerra, migliaia di soldati e poliziotti impiegati, e decine di migliaia di morti fra la popolazione civile, appare ora evidente che il cartello della droga di Sinaloa controlla tutti i principali corridoi del traffico verso gli Usa. E’ questa l’amara conclusione dei servizi segreti Usa secondo quanto appreso dall’agenzia di stampa Associated Press.
Secondo fonti dell’intelligence statunitense, il cartello di Sinaloa, guidata dal boss Joaquin “El Chapo” Guzman, avrebbe ormai prevalso sul cartello concorrente per il controllo di Ciudad Juarez, definita l’epicentro della guerra alla droga.
“Se si controlla quella città, si controlla tutto il traffico di droga”, ha spiegato un agende federale all’AP. E a controllare Ciudad Juarez “sembra essere Chapo”.
Il cartello di Sinaloa è ormai il più potente al mondo. Lo scorso anno la rivista Forbes ha incoronato Guzman fra i miliardari più ricchi del mondo.
Il presidente Felipe Calderon, che dal 2006 con l’aiuto degli Stati Uniti ha militarizzato la guerra alla droga, aveva inviato 8mila soldati a Ciudad Juarez, ma i combattimenti hanno provocato oltre 5mila morti in due anni.
In questi giorni, una coalizione di studenti, attivisti e parenti delle vittime della guerra alla droga hanno manifestato a Ciudad Juarez per chiedere il ritiro dell’esercito messicano, la cui presenza avrebbe solo esacerbato la violenza. “Non sono una persona istruita, ma vi parlo dal cuore…perché la nostra voce sia ascoltata. Qui ci sono morti ogni giorno”, ha detto la madre di Juan Antonio, un tredicenne trucidato due mesi fa dai narcos.
Ma la violenza legata alla guerra alla droga non riguarda solo Ciudad Juarez. Nel tentativo di sconfiggere i cartelli della droga, Calderon ha inviato in varie parti del Messico oltre 50mila soldati e 20mila agenti antinarcotici. Ed i risultati sono altrettanto disastrosi: dal dicembre 2006, il numero di vittime della guerra alla droga ha superato le 19mila unità.
Oltre confine c’è grande preoccupazione che la violenza possa coinvolgere anche gli Stati Uniti. Lo scorso mese un noto agricoltore nel sud dell’Arizona è stato brutalmente ucciso, e le autorità sospettano che l’assassino sia messicano. Lo sceriffo di Fort Hancock, una città di confine vicino a El Paso nel Texas, ha invitato tutti gli agricoltori ad armarsi. “Voi agricoltori, ve lo dico con urgenza, armatevi subito”, ha detto lo sceriffo durante un’assemblea cittadina. “Come dice un vecchio detto, meglio essere giudicato da (una giuria popolare di) dodici persone che essere portato via da sei (narcos)”.
In Messico, però, Calderon non demorde. Sostiene che la guerra deve continuare fino alla distruzione del nemico. E proprio in quest’ottica, questo fine settimana saranno disattivate oltre 30 milioni di utenze telefoniche mobili prepagate. Fino ad oggi era infatti possibile acquistare telefoni cellulari prepagati senza necessità di registrare i dati anagrafici degli utenti, cosa che ostacolava le intercettazioni telefoniche dei narcotrafficanti. Una misura inutile e sproporzionata, secondo molti.
Che la guerra alla droga sia ormai perduta sembrano pensarlo anche i cittadini messicani. Secondo un recente sondaggio, il 49% dei messicani sarebbe disposto a tollerare le attivita’ illecite delle bande del narcotraffico se cio’ consentisse di ridurre l’alto livello di violenza nel Paese. Rassegnazione e terrore sono i sentimenti più diffusi in un Paese ormai sull’orlo del collasso a causa delle politiche proibizioniste sulla droga.
Guerra alla droga. Intelligence Usa: in Messico stanno vincendo i narcos
Articolo di Redazione
Dopo anni di guerra, migliaia di soldati e poliziotti impiegati, e
decine di migliaia di morti fra la popolazione civile, appare ora
evidente che il cartello della droga di Sinaloa controlla tutti i
principali corridoi del traffico verso gli Usa. E’ questa l’amara
conclusione dei servizi segreti Usa secondo quanto appreso dall’agenzia
di stampa Associated Press. Leggi l’articolo di Pietro Yates Moretti per il Notiziario Droghe Aduc.