La fede è un fattore di protezione contro le dipendenze. È quanto emerge da uno studio del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS), che ha analizzato il consumo di sostanze additive da parte di circa 5’400 giovani convocati nei centri di reclutamento di Losanna, Windisch (AG) e Mels (SG) tra l’agosto 2010 e il novembre 2011. Ebbene, i credenti fanno uso di meno droghe e tabacco rispetto a coloro che si dichiarano senza un Dio.
I giovani uomini sono stati suddivisi in cinque gruppi sulla base delle risposte ottenute: i “credenti”, che praticano una religione, gli “spirituali”, che credono in una potenza superiore ma che non sono praticanti, gli “incerti”, che non sanno bene cosa pensare in materia religiosa, gli “agnostici”, che partono dal principio che nessuno può sapere se Dio esiste, e gli “atei”, che non credono in Dio.
Dei 543 giovani che si sono dichiarati “credenti”, il 30% fuma quotidianamente sigarette, il 20% fuma cannabis più di una volta la settimana e meno di 1% ha consumato ectasy o cocaina nel corso dell’anno precedente. Per contro, dei 1’650 “atei” il 51% fuma quotidianamente, il 36% fa uso di cannabis più di una volta la settimana, mentre il 5% e il 6% ha consumato rispettivamente cocaina e ecstasy nell’anno precedente.
Gli altri tre gruppi analizzati si situano nella media tra i due estremi, indica oggi in una nota il FNS. Lo studio è stato condotto dal Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV), sotto la direzione del Dr. Gerhard Gmel, e pubblicato online nella rivista scientifica “Substance Use & Misuse”.
Secondo Gmel, le cifre emerse mostrano come il fatto di essere credenti abbia un’influenza protettrice sul consumo di droghe. Tuttavia lo studio non consente di determinare se la differenza di comportamento è legata ai precetti morati degli individui o a un controllo sociale del loro entourage.