Rischiano di finire sotto processo 13 persone tra medici, infermieri e agenti penitenziari coinvolti a vario titolo nell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra 31enne deceduto il 22 ottobre scorso all’ospedale Sandro Pertini, sei giorni dopo essere stato arrestato. I pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy hanno infatti chiesto il loro rinvio a giudizio su cui si dovrà pronunciare il gup Rosalba Liso. I reati contestati, a seconda delle posizioni, vanno dalle lesioni aggravate all’abuso di autorità nei confronti di arrestato, dal falso ideologico all’abuso d’ufficio, dall’abbandono di persona incapace al rifiuto in atti d’ufficio, fino al favoreggiamento ed all’omissione di referto. Sulle richieste si pronuncerà il gup Rosalba Liso.
Per i magistrati devono essere ritenuti responsabili, a vario titolo, gli agenti della polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici, i medici Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Stefania Corbi, Luigi Preite De Marchis e Rosita Caponetti, gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe e il dirigente del Prap Claudio Marchiandi. I pm hanno lasciato invariato quanto ipotizzato nell’avviso di fine indagine e cioè che Cucchi fu picchiato brutalmente dagli agenti mentre si trovava nelle celle di sicurezza del tribunale di Roma in attesa del processo per direttissima all’indomani del suo arresto, e che poi non fu curato in modo sufficientemente adeguato mentre era ricoverato in ospedale. I magistrati sono convinti che il ragazzo sia stato abbandonato a se stesso tanto che il suo decesso fu certificato falsamente come morte naturale.
Le accuse. Nel dettaglio: Marchiandi, secondo i pm, insieme con la dottoressa Rosita Caponetti, dirigente medico di turno in servizio all’ospedale Sandro Pertini, il 17 ottobre scorso, “al fine di precostituirsi le condizioni previste dal protocollo organizzativo di struttura complessa di medicina protetta” per “accettare il ricovero di Stefano Cucchi, a indicare falsamente nell’esame obiettivo riportato nella cartella clinica redatta all’ingresso del paziente, i seguenti dati in ordine alle condizioni generali dello stesso; in particolare indicava condizioni generali ‘buone’, stato di nutrizione ‘discreto’, ‘decubito indifferente’, apparato muscolare ‘tonico trofico’ e apparato urogenitale ‘ndr’; dati palesemente falsi in ordine alle reali condizioni del paziente”.
“Ed in evidente contrasto – si continua nel capo d’imputazione – con quanto indicato nella cartella infermieristica redatta presso lo stesso reparto e con i rilievi obiettivi dei sanitari della casa circondariale di Regina Coeli e dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli, essendo in particolare, il paziente allettato in decubito obbligato cateterizzato, impossibilitato alla stazione eretta e alla deambulazione, con apparato muscolare gravemente ipotonotrofico, tanto da indurre i sanitari a praticare terapia per via endovenosa vista l’assenza di sufficiente muscolatura per praticare intramuscolo”.
Gli agenti penitenziari accusati di lesioni e abuso di autorità sono: Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici. Loro – secondo il capo d’imputazione – “abusando dei poteri inerenti alla qualità di appartenenti alla polizia penitenziaria, quali preposti alla gestione del servizio delle camere di sicurezza del tribunale penale di roma, adibite alla custodia temporanea degli arrestati in flagranza di reato in attesa dell’udienza di convalida, spingendo e colpendo con dei calci Cucchi, che ivi si trovava in quanto arrestato”.
I tre agenti, secondo i pm, “lo facevano cadere a terra e gli cagionavano lesioni personali, consistite in ‘politraumatismo ematoma in regione sopracillare sinistra, escoriazioni sul dorso delle mani, lesioni escoriate in regione para-rotulea bilateralmente cinque lesioni escoriate ricoperte da crosta ematica in corrispondenza della cresta tibiale sinistra, altre piccole escoriazioni a livello lombare para-sacrale superiormente e del gluteo destro, ed infrazione della quarta vertebra sacrale’, dalle quali derivava una malattia della durata compresa tra 20 e 40 giorni”.
Abbandono di persone incapaci aggravato dalla morte, secondo l’articolo 591 del codice penale. E’ questo il reato contestato a 6 medici e tre infermieri dell’ospedale ‘Sandro Pertini’, dove fu ricoverato Cucchi. La fattispecie è contestata ad Aldo Fierro, dirigente medico di secondo livello e direttore della struttura complessa di medicina protetta, ai dirigenti medici di primo livello Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Stefania Corbi e Preite De Marchis. Medesima accusa anche per i tre infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe. I sanitari, in concorso tra loro, secondo gli inquirenti della procura di Roma, “omettevano di adottare i più elementari presidi terapeutici e di assistenza che nel caso di specie apparivano doverosi e tecnicamente di semplice esecuzione ed adattabilità e non comportavano particolari difficoltà di attuazione essendo peraltro certamente idonei ad evitare il decesso del paziente”.