Cita Sigmund Freud, fra i primi a provare e studiare gli effetti della cocaina, per spiegare perche’ meriti il titolo di “regina delle droghe” e riesca a stregare in breve tempo chi ne fa uso: produce “una sensazione esilarante”, scriveva il fondatore della psicanalisi, e un’euforia durevole che non presenta alcuna differenza da quella di un individuo normale…innamorato”. Il farmacologo e neuroscienziato di fama mondiale Gian Luigi Gessa, professore emerito dell’universita’ di Cagliari e fino al 2003 direttore del centro d’eccellenza “Neurobiologia delle dipendenze” del ministero dell’Universita’ nell’ateneo cagliaritano, a 76 anni, ha sintetizzato in un libro di 134 pagine (edito da Rubbettino) “Cocaina”, le sue conoscenze su una droga che gli uomini consumano da 4.000 anni. Se gli si chiede se l’amore puo’ essere un antidoto alla cocaina, Gessa risponde senza esitazioni: “Assolutamente. L’amore, non dico per chi e per che cosa. L’amore in senso assoluto. Infatti, nelle comunita’ di recupero il segreto – quando riesce – e’ far innamorare gli ospiti di nuovo della vita. Addirittura far capire – questo e’ lo stimolo maggiore – che riescono a vivere se uccidono il drago e a vincere la droga”. Per studiare l’effetto delle droghe sul cervello degli uomini, Gessa ha disatteso – come ama ricordare anche nel suo libro – l’anatema di Cartesio “guai a chi pensa che l’anima delle bestie sia come quella dell’uomo” e si e’ servito dei ratti da laboratorio. Ma l’ha anche provata su di se’. Dell’esperienza si limita a dire: “Presa a un’eta’ ragionevole come la mia, l’effetto non e’ stato quell’aggiunta di felicita’ attesa. Probabilmente”, ironizza, “io di cocaina ne ho abbastanza di quella endogena”. “Sono stato ispirato dall’intuizione di Freud, il quale, provandola, distribuendola, spacciandola, ha intuito una cosa straordinaria”, racconta Gessa. ‘Mi da’ una felicita’, scriveva Freud, ‘che e’ indistinguibile da quella naturale’. Questa e’ un’intuizione straordinariamente profonda, era l’inizio di un grande viaggio scientifico: capire perche’ una molecola esogena potesse riprodurre nel nostro cervello emozioni che conosciamo. Freud ne ha dato alla fidanzata e agli amici. Ha detto anche una cosa che non ho citato nel libro: ‘Finalmente la felicita’ si puo’ spedire per posta’. Idea che ha preceduto di un secolo le attuali bustine.
“Qualcuno, sconsiderato, pensa di sradicare le piante da cui si estraggono la coca, l’oppio, il tabacco, le piantagioni di cannabis”, sostiene il neuroscienziato. “Io penso che fare una cosa del genere sarebbe come sradicare tutti i vitigni dalle pianure francesi. L’alcol e’ la droga piu’ pesante, secondo me. Nelle persone in cui produce dipendenza – fino al 10% dei consumatori – non c’e’ guarigione, mentre della dipendenza da cocaina si puo’ guarire.
C’e’ una specie di apologo, che voglio citare. I proibizionisti, non sapendo come fare per estirpare la cocaina, si rivolsero al Creatore, il Grande spacciatore, che rispose: ‘Abbiate fiducia, ci riusciremo. Magari non sara’ durante la mia esistenza'”.
“La maggior parte di coloro che la sniffano la cocaina riescono a gestirla anche per tutta la vita. Alcuni di questi diventano dipendenti, tossicomanici, addicted. Ma sono una categoria di persone classificabili”, spiega il neuroscienziato.
Chi e’ vulnerabile a diventare addicted? “Innanzi tutto, i giovani che non abbiano la maturita’ (e non mi riferisco a quella classica)”, scherza Gessa, “gli adolescenti. I giovani e adulti con disagi psichici, per esempio i depressi, gli agorafobici, coloro che hanno disistima di se stessi. Tutti quelli per i quali la cocaina ha un fascino irresistibile.
Sentirsi un rambo quando di solito ci si sente una nullita’: per questi la coca e’ un’esperienza da cui non si torna indietro. Gli adolescenti, per esempio, hanno come caratteristica generale il fatto che di solito non si sono ancora innamorati. Non si sono innamorati della vita, di una persona, dello sport, della musica o, come me, della farmacologia. Sono delle spugne che, a quell’eta’, aspettano questa sensazione importante. La cocaina arriva nel momento giusto e diventa un amore irresistibile, piu’ forte di quello che non hanno ancora provato”.
“Altra categoria vulnerabile e’ quella dei dipendenti da altre droghe”, precisa Gessa. “Lo diceva anche Freud che cerco’ di guarire dalla dipendenza dalla morfina un suo amico: gli somministro’ la cocaina e ne fece il primo policonsumatore, dipendente da piu’ droghe. Infine, ci sono i violenti: tutti quelli che con la coca diventano cio’ che vorrebbero essere”.
Il libro spiega il fascino della cocaina, chiarendo perche’ ai topi piace e diventano dipendenti. “Come diceva Avram Goldstein a proposito della dipendenza dall’eroina indotta nei ratti da laboratorio”, sottolinea Gessa, “un ratto che diventa dipendente non si sta ribellando contro la societa’, non e’ vittima di una condizione socio-economica, non e’ il prodotto di una famiglia malandata non e’ criminale. Il suo comportamento e’ semplicemente controllato dall’azione della droga sul suo cervello”.
“Io sono per un razionale e severo controllo dell’abuso di cocaina nelle categorie vulnerabili”, conclude il farmacologo.
“Per esempio, per i giovani. Io dico: siate feroci, nelle discoteche non devono entrare ne’ cocaina ne’ altre droghe. Ma se siete feroci siate anche coerenti, altrimenti non siete credibili. Per esempio, l’alcol e’ una droga piu’ pesante della cocaina. Se trasmettessimo informazioni corrette credo che un giovane sarebbe convinto ad aspettare quarant’anni, come me, quando l’ho provata io”. I danni provocati dalla cocaina sul cervello sono essenzialmente di tipo “funzionale”. “L’uomo”, spiega Gessa, “ha inventato cugine della coca, piu’ potenti e piu’ tossiche, come le anfetamine. Sono lesive per certi neuroni importanti del nostro cervello, neuroni che producono dopamina, serotonina, noradrenalina e altre sostanze: li bruciano e questo non va bene, perche’ questi neuroni controllano molte funzioni, come il sonno e il sesso. Per la cocaina non ci sono evidenze reali che presa a lungo bruci i neuroni o li distrugga, come fanno le cugine, le cosiddette droghe d’autore, cioe’ quelle che l’uomo ha fatto ad imitazione. Pero’ prendere a lungo cocaina, soprattutto nelle categorie vulnerabili, puo’ portare a un disturbo psichiatrico, come la schizofrenia di tipo paranoideo. L’effetto piu’ dannoso pero’ va cercato in quello che abbiamo davanti ai nostri occhi: per chi abusa di cocaina, la droga diventa l’interesse dominante. Uno non pensa che a questo. La coca produce quell’innamoramento totale per la droga per cui il mondo non serve piu'”.(Agi)