Negli anni passati, dopo una brutale occupazione sovietica che duro’ 10 anni, l’Afghanistan si e’ trasformato in una sorta di brodo in cui hanno trovato alimento una cultura del crimine organizzato, la radicalizzazione della politica e il fondamentalismo religioso, un luogo propizio perche’ Osama bin Laden installasse li’ la sua centrale operativa.
Altrettanto potrebbe succedere in Bolivia, visto cio’ che sta accadendo. Il Governo difende i cocaleros, l’Iran aumenta la sua presenza nel Paese e le informazioni che giungono da li’ dicono che stanno arrivando anche estremisti africani.
Il presidente boliviano, Evo Morales, che e’ anche presidente della confederazione dei produttori di coca, e il vicepresidente Alvaro Garcia Linera, un ex-militante dell’Esercito guerrigliero Tupac Katari, cominciarono a costruire un narco-Stato repressivo quando salirono al potere nel 2006. Il primo passo fu la creazione di una cultura della paura. Numerosi gruppi di intellettuali, tecnocrati e funzionari di governo furono marginalizzati e in molti fuggirono.
José María Bakovic, 75 anni ed ex-specialista in infrastrutture del Banco Mondiale, fu tra questi marginalizzati, ma si e’ sempre negato a concedersi. Come presidente della commissione delle strade, tra il 2001 e il 2006 sviluppo’ un sistema di aste concepito per ridurre la corruzione nella costruzione delle strade. Il sistema ostacolava il percorso di Morales. Bakovic fu incarcerato in due occasioni ed e’ comparso davanti ai tribunali piu’ di 250 volte, accusato di reati amministrativi. Niente e’ ststo mai dimostrato.
I giudici hanno convocato Bakovic a La Paz all’inizio di ottobre per un nuovo interrogatorio. I cardiologi hanno fatto sapere che l’altitudine della citta’ metteva in pericolo la sua vita. Il governo ha ignorato le sue motivazioni, preparando di fatto una sentenza di morte. Bakovic e’ andato a La Paz l’11 di ottobre, ha avuto un attacco di cuore ed e’ morto a Cochabamba il giorno successivo.
L’opposizione con le spalle al muro, Morales ha trasformato la Bolivia in un centro internazionale del crimine organizzato e in un rifugio per i terroristi. La Dea americana e’ stata espulsa. I dati dell’Onu mostrano la produzione di coca in aumento dal 2006 e miei fonti confermano che delinquenti messicani, russi e colombiani si muovono nel Paese per trattare e ottenere una parte della torta. Lo stesso accade coi militanti che chiedono fondi ed operano nell’emisfero occidentale.
Il rapporto con Teheran non e’ un segreto. L’Iran e’ membro senza diritto di voto della Alianza Bolivariana de las Américas, ALBA. I membri con diritto di voto sono Cuba, Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Venezuela.
In un suo rapporto davanti al comitato di Sicurezza nazionale della Camera dei Rappresentanti degli Usa, presentato lo scorso luglio, lo specialista in temi di sicurezza globale Joseph Humire ha descritto l’interesse dell’Iran in ALBA in questo modo: “l’Iran ha compreso che l’ondata di populismo autoritario conosciuto come ‘Socialismo del Secolo XXI’ che si stava espandendo nella regione concedeva alla Repubblica Islamica un clima favorevole per far valere le proprie iniziative globali contro l’Occidente”. La Bolivia e’ terra fertile.
L’Iran potrebbe aver finanziato in tutto o in parte la costruzione di una nuova installazione militare di ALBA nella zona di Santa Cruz. Secondo Humire, l’ambasciata dell’Iran a La Paz “ospita almeno 145 funzionari iraniani registrati ufficialmente”. A questo c’e’ da aggiungere il supporto boliviano ai convertiti al radicalismo islamico, come l’argentino Santiago Paz Bullrich, discepolo del religioso iraniano Mohsen Rabbani e co-fondatore della prima associazione islamica Shia a La Paz.
L’Iran potrebbe utilizzare la propria rete boliviana per contrabbandare minerali strategici come il tantalio (che si usa nel rivestimento dei missili), ha detto Humire al Congresso Usa. Inoltre potrebbe fare contrabbando di persone. Informazioni non confermate ma di fonte affidabile, dicono che alti funzionari hanno ordinato l’emissione di documenti di identita’ e passaporti per numerosi giovani “turchi”, un modo di dire sudamericano per riferirsi a persone che vengono dal Medio Oriente. Un testimone (che ha chiesto di restare nell’anonimato per problemi di sicurezza personale) ha riferito alle mie fonti in Bolivia che gli stranieri erano iraniani, ma non erano diplomatici.
Il quotidiano boliviano La Razon ha reso noto che il probabile console boliviano in Libano e’ stato in passato incarcerato dalle autorita’ boliviane perche’ aveva partecipato ad una trattativa per il contrabbando di 392 chili di cocaina in Ghana.
Grazie da una stabile domanda di cocaina, il denaro effettivo e’ abbondante nell’economia boliviana. L’Africa e’ una delle principali rotte di trasporto da dove transita la cocaina con destinazione Europa. Questo potrebbe spiegare la presenza di somali, etiopi e sudafricani che si vedono in giro a Santa Cruz, che non e’ proprio un’abituale destinazione dell’emigrazione africana. Ad aprile, vicino alla frontiera col Brasile, e’ stato trovato il corpo parzialmente bruciato e mutilato di un uomo nero, che potrebbe indicare un business di droga finito male. La vittima aveva un marchio inusuale sul muscolo destro, come se chi lo avesse ucciso abbiano voluto inviare un messaggio per essere riconosciuto per la propria brutalita’. Pochi giorni dopo, il quotidiano spagnolo ABC ha reso noto il caso di uno spagnolo che era stato torturato e rinvenuto con un segnale tracciato sulla sua gamba; la zona era la medesima. Una fonte che non vuole essere identificata, mi ha fatto sapere che che la vittima le aveva detto che in precedenza aveva detto alla polizia che il nero ucciso era suo amico ed africano. Sempre secondo la mia fonte, un testimone ha detto che l’uomo prima di morire ha mormorato tra le palpebre “al-Shabaab”, il nome di un gruppo terrorista somalo.
Un boliviano che conosco segnala di aver visto nella cerimonia di giuramento di Morales, nel 2006, il segretario generale del gruppo separatista Fronte Polisario, Mohamed Abdelaziz, che porta avanti da tempo la propria lotta in Marocco.
L’Africa del nord si e’ trasformata in un semenzaio di violenza. Circolano voci di alleanze tra insorgenti e terroristi. Se Abdelaziz e’ stato veramente a La Paz, sorgono nuovi interrogativi riguardo alla politica estera della Bolivia.
Articolo di Redazione
Articolo di Mary Anastasia O’Grady, pubblicato sul quotidinao ‘The Wall Street Journal’ del 28/10/2013. Traduzione a cura del notiziario droghe Aduc.