La Corte Suprema canadese ha deciso ieri che una clinica di Vancouver, l’unica in tutto il Nordamerica in cui era permesso consumare droghe sotto supervisione medica, potrà continuare a operare. La vicenda ha portato a un grande dibattito in Canada sulle politiche per la lotta alla droga, dato che la clinica era stata chiusa dal governo conservatore di Stephen Harper e che la sentenza permetterà molto probabilmente in futuro l’apertura di altre strutture simili nel paese.
La clinica InSide
La clinica InSide è stata aperta nel setttembre 2003, durante il governo del liberale Paul Chrétien. Si trova in una zona di Vancouver che ha un altissimo consumo di droga e gravi problemi di criminalità, Downtown Eastside, e quando aprì ottenne un’esenzione federale di tre anni per permettere l’uso di droghe illegali al suo interno. Nella clinica vengono forniti aghi sterili e la supervisione di un infermiere a chi intende fare uso di droga che ha acquistato fuori dalla struttura. Formalmente è gestita dal Vancouver Coastal Health (VCH), il servizio pubblico della sanità a Vancouver, e dichiara una media giornaliera di 587 iniezioni. Durante la sua attività ha registrato 1.400 overdosi, ma nessuna morte.
L’apertura della clinica fu fortemente voluta da Philip Owen, sindaco della città dal 1993 al 2002, che lavorò per raccogliere fondi municipali, provinciali e federali per la struttura, tuttora finanziata con denaro pubblico. InSite fa parte di un programma diviso in quattro fasi per il recupero dei tossicodipendenti: le fasi sono riduzione del rischio, prevenzione, cura e controllo, simile ad altri programmi ideati in Svizzera e in Germania negli anni Novanta. Lo scopo dichiarato è quello di prevenire le overdosi, ridurre le infezioni e diminuire l’uso nelle strade e negli spazi pubblici della zona. Inoltre, la struttura dà ai suoi utilizzatori la possibilità di mettersi in contatto con altri programmi sanitari e servizi sociali, compresi piani di riabilitazione, e al suo interno ci sono alcune stanze per il soggiorno temporaneo di chi inizia il programma di disintossicazione.
Il governo federale del conservatore Harper decise nel 2008 che la clinica dovesse essere chiusa, in disaccordo con l’amministrazione cittadina e provinciale (e anche con la polizia di Vancouver), sostenendo che la struttura facilitava e promuoveva la dipendenza dalle droghe. Il governo negò quindi il rinnovo dell’esenzione (già concesso due volte in passato da altri governi) che permetteva di fare uso di droghe illegali al suo interno, dando inizio alla battaglia legale tra le autorità locali e federali che si è svolta attraverso la Corte Suprema e la Corte d’Appello della British Columbia e si è conclusa ieri con il pronunciamento della Corte federale.
A partire dalle primissime ore di ieri a Vancouver, centinaia di persone si sono radunate di fronte alla clinica, il cui personale ha fatto montare un maxischermo al suo esterno per seguire in diretta l’annuncio della sentenza, avvenuto poco prima delle sette di mattina.
La decisione della Corte Suprema
La sentenza della Corte Suprema, approvata con nove voti a favore e nessuno contrario, ha stabilito che la decisione del governo federale di non concedere una nuova esenzione è stata “arbitraria”, ha minacciato di danneggiare la salute e la sicurezza e ha rappresentato una violazione della Carta dei diritti e delle libertà canadese. Nella sentenza, il giudice Beverley McLachlin ha scritto che l’esperimento di InSite si è dimostrato “un successo”:
È stato provato che, durante i suoi anni di attività, InSite ha salvato diverse vite senza alcun impatto negativo registrabile sulla sicurezza pubblica e sugli obbiettivi della sanità in Canada.