L’instabilita’ politica nell’Africa dell’ovest ha favorito il traffico di droghe in una regione diventata in questi ultimi anni una zona di transito di stupefacenti, particolarmente la cocaina, tra l’America del sud e i Paesi occidentali. “Sono pochi i flussi transnazionali di contrabbando che hanno suscitato tanti problemi cosi’ come accade con la cocaina che transita nell’Africa dell’ovest”, sottolinea l’Ufficio dell’ONU contro il traffico di droghe e la criminalita’ (UNODC) nel suo ultimo rapporto mondiale sulle droghe pubblicato lo scorso febbraio. Verso il “2005 e’ diventato evidente che enormi quantita’ di droghe, del valore di miliardi di dollari, sono state spedite attraverso questa regione”, dice l’UNODC.
I trafficanti, meglio equipaggiati, approfittano della poverta’ degli Stati, della debolezza delle loro istituzioni e dei loro servizi di sicurezza, della porosita’ delle frontiere. Corrompono le strutture ufficiali, i cui responsabili fanno loro da copertura o chiudono gli occhi sulle loro attivita’. La Guinea-Bissau, ex-colonia portoghese abituata alla violenza politica e militare grazie alla quale non si contano piu’ i colpi di Stato dopo la sua indipendenza nel 1974, e’ regolarmente menzionata come una delle piattaforme chiave del narcotraffico. Da luglio del 2012, l’ONU si e’ allarmata “per un aumento del traffico di droga” dopo l’ultimo colpo di Stato del 12 aprile 2012 in questo Paese formato da una parte continentale e da un gruppo di isole e di isolotti difficilmente controllabili dai servizi di sicurezza e di difesa e dai loro deboli mezzi. La polizia della Guinea-Bissau “non dispone di vedette, di elicotteri e neanche di personale sufficiente” per tutto il Pese, e dopo il colpo di Stato di aprile, “noi non facciamo piu’ operazioni sul terreno”, ha detto all’agenzia France Pressi (AFP) il direttore della polizia giudiziaria, Joao Biague. Alcuni alti responsabili della Guinea-Bissau sono notoriamente implicati nel narcotraffico. Bollato come “barone della droga” dagli Usa, l’ec-capo della Marina della Guinea-Bissau, José Américo Bubo Na Tchuto, e diversi presunti complici sono stati arrestati all’inizio di aprile nelle acque internazionali dell’Africa dell’ovest. Sono stati prelevati da alcuni agenti americani anti-droga che lavoravano sotto copertura. Due colombiani sospettati di aver trattato con loro sono stati egualmente catturati nel loro Paese su richiesta degli americani.
Il Mali e’ altro punto debole da diversi anni per la lotta alla droga. Da gennaio del 2012, questo vasto Paese del Sahel ha avuto nel Nord un’offensiva ribelle contro l’esercito, seguita a marzo da un colpo di Stato che ha contribuito a far cadere la regione nelle mani di gruppi armati legati ad Al-Qaida e a noti trafficanti. Dallo scorso 11 gennaio sono stati pero cacciati dalle forze armate francesi e africane. Questa settimana un deputato del Mali eletto nel nord, Baba Ould Cheikh, ricercato da Bamako per traffico di droghe, e’ stato arrestato: e’ sospettato di essere implicato in uno spettacolare “affaire” conosciuto come “l’avion de la drogue” (l’aereo della droga): a novembre del 2009, un Boeing 727 proveniente dal Venezuela e che trasportava cocaina e altre droghe, secondo l’UNODC, era atterrato nella regione di Gao, la piu’ grande citta’ nel nord del Mali; dopo aver scaricato quanto trasportava, i trafficanti avevano incendiato l’aereo.
A Bissau, “Francisco”, alias “Chico capo-verdiano”, considerato intermediario dei narcotrafficanti, ha assicurato all’AFP che le “strade del deserto sono pericolose dopo l’inizio del conflitto in Mali”. Alcuni esperti ritengono che l’intervento militare franco-africano in corso dia fastidio ad una delle grandi rotte della cocaina tra le Ande e il Sahel, ma sostengono che i trafficanti si sono gia’ avvantaggiati modificando i loro percorsi. Giovedi’ 11 aprile a Dakar, la Commissione dell’Africa dell’ovest sulle droghe (WACD), creata nel 2013 dall’ex-segretario generale dell’Onu Kofi Annan, ha detto che solo degli “Stati forti e credibili” in Africa, oltre alla cooperazione internazionale, potrebbero far rallentare il traffico.
(tratto da servizi dell’AFP)