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cyber-crime.jpgCome spiegare l’enormità dei costi diretti ($ 114 miliardi) e indiretti ($ 274 miliardi, totale 388) del crimine informatico, discussi a Strasburgo dal Consiglio di Europa? (I costi indiretti, si noti, dipendono dal tempo perso e altri tormenti che colpiscono le numerose vittime, quasi mezzo miliardo: che si tratti di singoli,  i quali si ritrovano col conto svuotato, o di aziende derubate di un prezioso segreto industriale, o di alti comandi militari che spendono cifre colossali per ricostruire ex novo  i  loro sistemi di sicurezza). Insomma, la criminalità è sempre meglio attrezzata per fiutare e subito sfruttare nuove lucrose “nicchie ecologiche”: cioè parecchia acqua è passata sotto i ponti dai tempi di Al Capone & Co, quando l’abolizione del proibizionismo negli USA accese una irrefrenabile escalation su altri fronti – droghe, prostituzione, giuoco d’azzardo, scommesse sportive e non, “pizzo” e altro ancora. E così ora i costi del ciber cimine superano di parecchio il mercato nero della droga, fermo – si fa per dire – sotto i $ 300 miliardi. E c’è persino un tariffario ufficioso delle prestazioni! (L’Espresso, n. 51, p. 135).

Ma a parte i sempre più stretti legami tra economia legale ed economia criminale, chi contribuisce a creare e a far crescere queste nuove “nicchie ecologiche” ? Un pò tutti noi, smaniosi di farci sentire, di farci vedere, spargendo ai quattro venti una quantità di dati sensibili personali e non. Hai voglia a predicare sulle precauzioni sempre più complesse e onerose per evitar le fregature: non solo una maggioranza di noi mortali non ha né la capacità né la voglia di sottoporsi a tali ordalie difensive:  comunque, chi va all’attacco adeguatamente attrezzato trova prima o poi il punto debole per infilarsi e stravincere. Per esempio  un ex-hacker, ora al servizio di una ditta di sicurezza, ha dimostrato in pubblico che in un tempo variabile, ma sempre contenuto – a seconda dell’efficacia delle difese predisposte – accede a qualsiasi aggeggio che contenga un chip. Proprio come Napoleone ad Austerlitz, contro forze austriache e russe notevolmente superiori alle sue; ma con ben scarsa probabilità di rendere pan per focaccia, come fecero il Feldmaresciallo Blücher e il Duca di Wellington a Lipsia e poi a Waterloo.