Anna Addazi* e Barbara Guadagni+
Il comunicato ufficiale dell’ACT (Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze) non lascia spazio a interpretazioni. Il 31 marzo, le comunità per tossicodipendenti di Città della Pieve e quella a breve termine “Nord-Est” – oltre a tanti altri servizi romani – dovranno prepararsi ad un cambio di gestione. Via dunque gli operatori che lavorano da decenni in queste strutture e ne hanno modellato il profilo alto e prestigioso. Tra poco, operatori estranei a questa storia si fregeranno di un marchio di qualità al quale non hanno contribuito, decretando al contempo la fine del modello d’intervento legato al nome delle due strutture.
Tutto questo accade perché i vecchi gestori (le Cooperative Sociali “Il Cammino” e “Parsec”) hanno lavorato male? No, nessun rilievo è stato mai avanzato al loro metodo di lavoro. Non hanno forse raggiunto i risultati prefissati? Evidenze scientifiche oggetto di pubblicazioni nazionali ed internazionali testimoniano il contrario. Forse gli utenti del servizio e le loro famiglie non sono soddisfatti delle prestazioni erogate? Al contrario, essi sono al fianco degli operatori nel tentativo di salvaguardare il loro programma e difendere il metodo di cura che hanno scelto.
Più semplicemente, è accaduto che con l’avvento della Giunta Alemanno i gestori storici dei servizi sono stati messi sott’accusa perché ritenuti “colpevoli” di aver collaborato con le precedenti amministrazioni. E’ iniziato un periodo segnato da attacchi ripetuti ed ingiustificati, accompagnati da un’intenzione molto chiara: procedere alla riassegnazione dei servizi attraverso l’emissione di un nuovo bando. Puntuale e prevedibile, è arrivato il risultato della gara: i vecchi enti affidatari sono stati cancellati con un colpo di spugna, sostituiti da associazioni senza alcun radicamento nei territori, e talune anche con scarsa esperienza nel settore. È il trionfo di una sola “cultura terapeutica”, quella che risponde – per motivi esclusivamente ideologici – al sentire politico della Giunta attuale. Fino a ieri un utente poteva scegliere tra la comunità di Città della Pieve e quella del Ceis, entrambe dotate di uno specifico metodo di cura; oggi che il Ceis si è aggiudicato anche la comunità di Città della Pieve, viene soppressa un’alternativa che rispondeva ai bisogni di centinaia di utenti.
Il comunicato dell’ACT dispone le procedure per la riconsegna degli stabili, per la verifica degli inventari e la restituzione delle chiavi, comprese le modalità di fatturazione delle spese per la loro duplicazione. Sul passaggio degli utenti e dei loro programmi, neanche una parola. Si sono dimenticati le persone in trattamento, come se ad essere riconsegnati fossero degli immobili vuoti. A quanto pare le informazioni sulle persone e sui loro percorsi non interessano, nessuno si è posto il problema di garantire un minimo di continuità ai programmi in atto. D’altronde non si sono neanche preoccupati del rischio di abbandono a cui espongono gli utenti in carico, i quali si vedono cambiare, da un giorno all’altro, metodi di cura e operatori di riferimento. Ma si sa, ci sono in ballo cose più importanti, come l’affermazione del potere degli amministratori di turno e l’applicazione dello spoil system a tutto ciò che si muove. Tutte cose molto serie: per favore, non disturbate i guastatori.
*Coop. Il Cammino
+Coop. Parsec