Rinunciando alla cooperazione con la Russia nella lotta contro la proliferazione della droga, gli Stati Uniti “mostrano una decisione puramente politica e negligente rispetto alle reali sfide del momento”, ha dichiarato all’agenzia Itar-Tass Alexandre Mikhailov, specialista della lotta antidroga in Russia.
L’Agenzia antidroga americana (DEA) spiega questa presa di distanza senza precedenti, in virtu’ delle iniziative della Russia in Ucraina e per l’annessione della Crimea.
Il direttore del Servizio nazionale di controllo degli stupefacenti in Russia, Victor Ivanov, ritiene che questa decisione degli Stati Uniti dara’ solo vantaggi ai trafficanti. “Non e’ altro che una incredibile possibilita’ offerta dagli Usa e dalla Nato per sottrarsi dalla propria responsabilita’ rispetto al dilagare della produzione di droga in Afghanistan, produzione che e’ aumentata 40 volte di piu’ dopo l’occupazione di questo Paese martirizzato dagli alleati fin dal 2001”, ha dichiarato martedi’ scorso a Mosca nell’ambito di una conferenza internazionale antidroga.
La ritirata dall’Afghanistan delle truppe della Nato non fara’ altro che aggravare la situazione. Secondo le previsioni del Centro di analisi dell’Istituto di Stato sulle relazioni internazionali di Mosca, la minaccia terroristica e il traffico di droga avranno una forte crescita dopo la partenza dell’ISAF (ndr. – la International Security Assistance Force, missione di supporto al governo dell’Afganistan) . Peggio: i terroristi e i trafficanti serreranno le loro file nel nord dell’Afghanistan, nell’insieme dell’Asia centrale, fino alla Russia.
E’ eclatante che la Casa Bianca metta le proprie ambizioni politiche al di sopra degli interessi della comunita’ internazionale, facendole correre notevoli rischi. Del resto, la crisi in Ucraina e’ una vera manna per Washington che coglie il pretesto per lavarsene le mani e prendere le proprie distanze dall’aumento della produzione di droga in Afghanistan -ha detto Mikhailov.
“Il fatto e’ che che gli americani non hanno mai cercato di reprimere il traffico di droga in Afghanistan, Essi hanno smantellato in modo simbolico i laboratori di eroina, ma all’inizio hanno preferito rimanere neutrali, facendo riferimento al fatto che non esisteva uno specifico mandato delle Nazioni Unite, che li avevano autorizzati solo a combattere i terroristi”, dice Alexandre Mikhailov,che e’ stato vice-presidente del Comitato di Stato di controllo degli stupefacenti in Russia nel periodo 2003-2008.
“Gli americani si rendono conto che il traffico della droga afghana attraverso l’Asia centrale crea dei rischi soprattutto per la Russia, mentre loro sono abbastanza minacciati dall’afflusso di stupefacenti che arriva dall’America Latina”.
“Il problema e’ che nessuno sa chi prendera’ il potere in Afghanistan, e questo vuol dire che continuera’ l’instabilita’ nella regione per diverso tempo. I Paesi dell’Asia centrale chiederanno alla Russia di proteggerli contro i talebani”.
Levandosi Washington dal centro del gioco, Mosca si rivolge agli specialisti del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Africa del Sud). “L’esperienza dimostra che sono i Paesi del BRICS e i Paesi delle regioni vicine al traffico di droga ad offrire volentieri una spalla su cui appoggiarsi, perche’ essi sono liberi di impegnarsi e non soggetti agli uffici politico-militari della Nato e le sue segrete risoluzioni”, ha dichiarato Victor Ivanov.