Tempo di lettura: 2 minuti

diabete_marijuana.pngGli adulti con una storia di uso di marijuana hanno una minore prevalenza nella comparsa del diabete di tipo 2 e un minor rischio di contrarre la malattia rispetto a quelli che non hanno mai consumato cannabis, secondo i dati degli studi clinici pubblicati sul British Medical Journal.

I ricercatori della University of California, Los Angeles, hanno valutato l’associazione tra diabete mellito (DM) e l’uso di marijuana tra gli adulti tra i 20 e i 59 anni in un campione rappresentativo della popolazione degli Stati Uniti di 10.896 adulti. Lo studio ha incluso quattro gruppi: pazienti che non hanno mai fatto uso di marijuana (61,0%), pazienti che in passato hanno usato marijuana (30,7%), pazienti attualmente consumatori divisi fra leggeri – da una a quattro volte/mese – (5,0%) e  pesanti – più di cinque volte / mese – ( 3,3%). Il diabete è stato definito sulla base di self-report o nel caso di anormali parametri glicemici.

I ricercatori hanno ipotizzato che la prevalenza del diabete di tipo 2 sarebbe ridotto nei consumatori di marijuana causa la presenza di vari cannabinoidi che possiedono proprietà immunomodulanti e anti-infiammatorie.

Lo studio ha riferito che fra i consumatori passati e presenti di cannabis risulta una minore prevalenza di diabete, anche dopo aver corretto il campione con le variabili sociali (etnia, livello di attività fisica, ecc), nonostante tutti i gruppi fossero in possesso di una simile storia familiare di DM. I ricercatori peraltro non hanno trovato un’associazione tra uso di cannabis e altre malattie croniche, tra cui l’ipertensione, ictus, infarto miocardico, o insufficienza cardiaca rispetto ai non utilizzatori.

I consumatori di cannabis passati e presenti del campione sono più frequentemente impegnati in attività fisica dei non utilizzatori, ma presentano anche più alti livelli generali di colesterolo totale e dei trigliceridi. Per contro, la più alta prevalenza di consumatori di marijuana è stata trovata tra i soggetti con i più bassi livelli di glucosio.

I ricercatori hanno concluso: “la nostra analisi deglii adulti di età compresa tra 20-59 anni… ha dimostrato che i partecipanti che hanno usato marijuana avevano una minore prevalenza di DM ed una probabilità inferiore di sviluppare DM rispetto ai non-consumatori di marijuana.” Avvertono, però: “gli studi prospettici nei roditori e nell’uomo sono necessari per determinare una potenziale relazione causale tra l’attivazione del recettore dei cannabinoidi e il Diabete Mellito. Fino a quando tali studi non saranno effettuati, non sosteniamo l’uso di marijuana in pazienti a rischio di DM».

Precedenti studi condotti su animali hanno indicato che i cannabinoidi possiedono alcune proprietà anti-diabete. In particolare, uno studio preclinico pubblicato sulla rivista Autoimmunity ha riferito che le iniezioni di 5 mg al giorno del cannabinoide non psicoattivo CBD ha ridotto significativamente l’incidenza del diabete nei topi rispetto al placebo. I ricercatori hanno riferito che tutti i topi di controllo hanno sviluppato il diabete ìn media in 17 settimane (range 15-20 settimane), mentre la maggior parte (60 per cento) dei topi trattati con CBD è rimasto senza diabete sino a 26 settimane.

Il testo completo dello Studio, “Decreased prevalence of diabetes in marijuana users: cross-sectional data from the National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) III,” è apparso sul British Medical Journal.

(Da NORML)