Con un voto a larga maggioranza (38-22), a fine giugno il Lussemburgo è diventato il secondo paese dell’Unione Europea, dopo Malta, a legalizzare la coltivazione e il consumo personale di cannabis per adulti. La legge approvata è abbastanza distante dalle iniziali idee del governo, che aveva annunciato di voler intervenire istituendo un mercato regolato riservato ai soli cittadini lussemburghesi. Seguendo il modello maltese, viene introdotta una semplice autorizzazione della coltivazione e dell’uso personale di cannabis, rigorosamente in casa. Rimangono sanzionabili tutte le altre condotte, con multe e pene detentive a seconda della gravità del fatto.
Al fine di “ridurre i rischi e prevenire la criminalità”, viene quindi autorizzata la coltivazione, ma solo da seme, di quattro piante di cannabis per famiglia, e solo per i maggiorenni. Come corollario, è autorizzato il consumo personale in ambito privato. Il luogo di coltivazione deve essere la residenza abituale e le piante non devono essere visibili dalla strada. Allo stesso tempo, è introdotta una procedura penale semplificata per il consumo, il possesso, il trasporto e l’acquisizione in pubblico, per uso esclusivamente personale, di un massimo di tre grammi di cannabis da parte di adulti che verranno sanzionati con una multa da 25 a 500 euro. Oltre i 3 grammi la legge prevede una pena detentiva da otto giorni a sei mesi e una multa da 251 a 2.500 euro.
La politica repressiva nei confronti delle droghe è stata “un fallimento assoluto”, ha dichiarato al termine del dibattito parlamentare il Ministro della Giustizia Sam Tanson (Déi Gréng), come riportato da RTL. Per questo motivo, “dobbiamo avere il coraggio di prendere un’altra strada” e “cercare soluzioni”. La sua collega di partito Josée Lorsché ha osservato: “Non si tratta di banalizzare o promuovere la cannabis”, ma “si tratta di combattere la criminalità legata alla droga e la vendita di cannabis sul mercato nero”. Ha aggiunto che così le persone potranno accedere a prodotti di migliore qualità, poiché quelli offerti sul mercato nero sono “più dannosi per la salute dei consumatori”.
Restano però fuori dal provvedimento di nuova regolamentazione anche i Cannabis Social Club, che invece sono uno dei punti di forza della normativa maltese e uno dei perni dell’annunciata riforma tedesca. L’unica strada di accesso alla cannabis legale sarà quindi l’autocoltivazione, che però non per tutti è possibile. Non sono mancate le critiche per questo, sia dagli oppositori che dai sostenitori di una piena legalizzazione. In particolare, perché il provvedimento – in assenza di un qualsiasi canale legale per approvvigionarsi di cannabis che non sia la coltivazione in casa propria – rischia di mantenere in piedi sia il mercato nero degli spacciatori in strada, che quello grigio legato agli scambi “sociali”.
La nuova legge lussemburghese appare dunque perfettamente in linea con la regolamentazione europea, che esclude espressamente l’obbligo di sanzione penale di tutte le condotte per uso personale. E anche conforme alle convenzioni internazionali che lasciano ampio spazio agli Stati membri di determinare sia i limiti della coltivazione, che il livello di sanzionabilità delle condotte, in particolare per uso personale.
La via europea sulla cannabis sembra quindi definitivamente tracciata: con il deposito a inizio luglio del progetto di legge per il primo pilastro della riforma tedesca – quello della decriminalizzazione delle condotte ad uso personale e dell’apertura ai Cannabis Social Club (vedi questa rubrica del 19 aprile) – e con la Repubblica Ceca pronta a fare altrettanto, l’onda verde arriva al centro economico e politico dell’Unione Europea. E difficilmente non avrà ripercussioni altrove, Italia compresa.
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