Uno dei grandi problemi causati dal proibizionismo è, come noto, l’impossibilità di avere un controllo sulla qualità e la sicurezza delle sostanze in circolazione. Non si parla solo di verificare la qualità/quantità dei principi attivi contenuti nel panetto di hashish o nella pillola di mdma, ma soprattutto di tenere sotto controllo le altre sostanze, spesso pericolose, che vengono utilizzate per la coltivazione come i pesticidi, o per accrescerne il potere “sballante” o – per trarne maggiore guadagno economico – semplicemente come sostanza di taglio.
Così nell’hashish possiamo trovare paraffina, o peggio sabbia o vetro polverizzato, nella marijuana lacca, lana di vetro e piombo, nella cocaina il Levamisolo, la fenacetina, la caffeina, l’idrossizina, il diltiazem e vari anestetici locali come lidocaina, benzocaina, procaina e tetracaina. Nelle pasticche poi il quadro è molto vario e non sono rare le segnalazioni di allerta per contenuti pericolosi.
Il Colorado ed i pesticidi nella Marijuana
Proprio per quanto detto sopra la strada della regolamentazione legali dei mercati delle droghe appare l’unica che permetta una reale garanzia della salute dei consumatori. La recente esperienza della legalizzazione negli USA ce lo conferma. Ad esempio, come riporta il Denver Post, giovedì scorso l’autorità regolatrice dello Stato del Colorado ha annunciato il richiamo di una grande quantità di marijuana prodotta da MGI Inc. a Denver, meglio conosciuta con il nome commerciale di Kidman.
Con un avviso per la salute e la sicurezza pubblica, il Colorado ha reso noto che dai controlli eseguiti dal Dipartimento di Stato per l’Agricoltura è stata rilevata in numerosi lotti – dal lontano marzo 2014 al gennaio 2016 – la presenza di imidacloprid, uno degli insetticidi più utilizzati in tutto il mondo, ma che non è approvato per l’uso sulla marijuana. Ryan Fox, il proprietario di MGI, ha dichiarato al Denver Post che la sua azienda “non ha assolutamente usato questo pesticida in produzione” e sta ricorrendo avverso il richiamo. In una dichiarazione ha aggiunto: “crediamo che la procedura di test sia stata errata e che il Dipartimento dell’Agricoltura del Colorado abbia potuto causare contaminazione incrociata sui nostri campioni durante i test.”
Steve Bornmann, direttore della Divisione di ispezione e Servizi per il consumatore di CDA ha risposto che il laboratorio utilizzato per i test è un “impianto accreditato” e che aderisce a “standard di controllo di qualità rigorosi”, ma su questo vi è la contestazione dei produttori con licenza che tramite l’avvocato Rachel Gillette segnalano comel’industria della marijuana è preoccupata per la situazione rispetto ai test sui pesticidi. Secondo Gilette “stiamo ottenendo risultati contrastanti da questo laboratorio certificato dello stato… …e il licenziatario non ha modo di verificare i risultati.”
I consumatori che hanno uno qualsiasi dei prodotti ritirati li devono riportate al luogo di acquisto in modo che siano smaltiti correttamente. Per riconoscere i prodotti oggetto del ritiro sarà sufficiente controllare i numeri di licenza coinvolti nel richiamo: 403R-00008 e 403R-00009. L’imidacloprid, anche se ampiamente utilizzato in agricoltura, è stato inserito da alcune ricerche tra i pesticidi sospettati di contribuire alla distruzione delle colonie di api mellifere.
Siccome la marijuana è illegale per la legge federale, nessun pesticida è specificamente approvato per l’uso sulla coltura. Le autorità di regolamentazione del Colorado hanno deciso che alcuni pesticidi possono essere ammessi in quanto non violano i divieti di etichetta del prodotto, un requisito di legge federale. Il Colorado ha iniziato il giro di vite sull’uso dei pesticidi nella coltivazione della marijuana dopo che nel novembre scorso, a seguito della denuncia del Denver Post sull’uso di pesticidi nella coltivazione, il governatore John Hickenlooper ha emesso un ordine esecutivo dichiarandolo un rischio per la sicurezza pubblica.