L’esercito e’ riuscito a dimezzare in alcune zone calde del Paese la violenza connessa alle droghe, ma secondo alcuni l’arruolamento di centinaia di soldati potrebbe minare le istituzioni civili e la democrazia. Ai militari mancherebbero il giusto addestramento e la sensibilita’, mettendo in pericolo il rispetto dei diritti civili.
L’esercito, con salari bassi e un alto tasso di diserzione, ha dimostrato di essere vulnerabile alla corruzione, come anche i poliziotti. Recentemente, cinque soldati, tra cui un maggiore, sono stati accusati di avere passato informazioni ai membri del cartello di Sinaloa.
Durante gli anni ’80, il lavoro consisteva nel trovare e distruggere le coltivazioni di papaveri e marijuana nelle zone occidentali e settentrionali del Messico. Negli anni ’90 il presidente Ernesto Zedillo ordino’ all’aeronautica di abbattere gli aerei che trasportavano droghe e nomino’ responsabile antidroghe nazionale il generale dell’esercito Jose de Jesus Gutierrez Rebollo, poi accusato di avere aiutato Armado Carrillo Fuentes, capo del cartello di Juarez.
Dopo Zedillo fu eletto Vincente Fox, che segui’ la politica di nominare militari nei posti chiave antidroghe, mentre il presidente Felipe Calderon nello svolgimento del suo mandato ha fatto fare un passo ulteriore ai militari.
“L’esercito per la prima volta e’ stato usato come sostituto dell’incompetenza e della corruzione delle agenzie civili”, ha dichiarato Roderic Camp, esperto della politica militare messicana, che insegna al Claremont McKenna College di Claremont.
Grazie all’arrivo dell’esercito a Nuevo Laredo, dove nel passato si sono registrati omicidi e rapimenti, c’e’ piu’ calma, e molti cittadini si chiedono se questa situazione continuera’, anche perche’ per molti di essi essa dipende piu’ da accordi tra le bande rivali, ma ogni successo e’ bene accolto.