Le dinamiche dell’incidente fanno riflettere. L’aereo era in perfetta rotta, mancavano solo 10 km all’atterraggio nell’aeroporto di Città del Messico, non ci sono state comunicazioni di problemi tecnici prima che se ne perdessero le tracce e le condizioni meteorologiche erano ottimali.
La versione ufficiale parla di incidente o di errore umano, ma i dubbi vengono un po’ a tutti. La morte di un segretario di Stato, il braccio destro e numero due del governo di Felipe Calderón, per giunta accompagnato da una delle figure più importanti nella lotta al crimine organizzato in Messico, sarebbe sospettosa in qualsiasi parte del mondo.
L’aereo, un Lear Jet 45 di ritorno dallo stato di San Luis Potosì, è precipitato in città, causando anche vittime a terra. La tragedia, che ha lasciato 15 morti e numerosi feriti gravi, ha colpito la capitale messicana in uno dei suoi punti nevralgici, in un trafficato incrocio a est della capitale messicana, a poche decine di metri dal Paseo de la Reforma.
Per ora media e politica scartano quasi a priori l’ipotesi attentato ma per l’attuale congiuntura nazionale messicana nessuno si meraviglierebbe.
Ci sono precedenti importanti. Un altro ministro degli Interni, nella scorsa legislatura, Ramón Martín Huerta, morì quando l’elicottero dove viaggiava precipitò nelle montagne tra Toluca e Città del Messico. Anche lì si parlò di incidente ma tutti erano convinti si trattasse di attentato. Ora tocca all’aereo di Mouriño e Vasconcelos senza che ci siano elementi obiettivi che facciano scartare quest’ipotesi.
I sospetti si intensificano se si pensa che a gennaio un gruppo di esponenti del Cartello della droga di Sinaloa, quello del Chapo Guzmán per intenderci, furono arrestati perché preparavano un attentato contro un esponente del governo. Si trattava proprio di Vasconcelos, da 20 anni responsabile della Siedo, l’organismo della Procura in prima linea nella lotta al narcotraffico e attualmente collaboratore speciale del governo in materia di sicurezza. Vasconcelos faceva della lotta al narco la sua vita e aveva ottenuto durante la sua carriera l’estradizione di diversi capi narco come Osiel Cárdenas, leader del cartello del Golfo, e Héctor “El Güero” Palma, del cartello di Sinaloa.
Vasconcelos era un obiettivo chiaro del narcotraffico, che già aveva ammesso di aver ricevuto minacce di morte in passato. Con lui poi c’era Juan Camilo Mouriño, ministro dell’Interno e amico fidato, oltre che braccio destro, del presidente Calderón, un obiettivo altrettanto allettante se si voleva colpire la figura del presidente ed i suoi sentimenti personali.
Se si pensa poi che oggi, come non mai, i toni della lotta al narco in Messico sono aspri, se si pensa agli attentati di Morelia dello scorso settembre, dove i narcos colpirono gente comune con una bomba durante la celebrazione dell’indipendenza, o ai più di 6000 morti ammazzati da quando Calderón e’ in carica da presidente, i sospetti si infittiscono sempre più. Un testimone poi rivela di aver visto l’aereo cadere in picchiata e l’ipotesi attentato prende sempre più forma per un paese al centro di una delle più violente lotte al narcatraffico e di una guerra tra cartelli per il potere.
Si cerca la scatola nera per saperne di più, anche se la verità difficilmente emergerà dalle fonti governative che come sempre cercheranno di nascondere la verità e l’effettivo potere del narcotraffico. Nei primi sondaggi a caldo l’80% dei messicani non crede sia stato un incidente ma la sola possibilità che il crimine organizzato, il narcoterrorismo, abbia la forza e il potere di far precipitare un aereo del governo con a bordo due delle figure più importanti del paese terrorizza il Messico.