Nel mondo del calcio messicano circolerebbe il denaro sporco del narcotraffico. E’ la pesante denuncia che arriva da Fernando Rodríguez Mondragón, figlio di Gilberto Rodríguez Orejuela e nipote di Miguel Rodríguez Orejuela, creatori e leader del cartello colombiano di Cali, oggi in carcere. In un’intervista al quotidiano ‘El Universal’, Fernando Rodríguez assicura che in Colombia è risaputo che i narcotrafficanti messicani “stanno riciclando denaro attraverso le squadre, acquistando giocatori con operazioni oscure, con conti nelle Bahamas, nei paradisi fiscali” e stanno “riciclando denaro” sporco.
Secondo Fernando Rodríguez, il meccanismo consisterebbe nel fingere accordi da 20 milioni di dollari, per i quali in realtà ne vengono pagati due milioni e così si “riciclano facilmente 18 milioni”. Finora “pochi narcotrafficanti messicani si sono interessati alle squadre”, ma secondo il figlio del leader del famigerato gruppo di Cali, ora esistono in Messico “nuovi narcotrafficanti” e i soldi della droga sarebbero così arrivati nel mercato calcistico.
Fernando Rodríguez fa poi un parallelo con quanto accaduto negli anni Ottanta e Novanta in Colombia. La sua famiglia, vincolata al cartello di Cali, acquistò squadre colombiane di serie A e B. Il caso più noto è la squadra América de Cali, comprata da suo zio, Miguel Rodríguez, nel 1979. L’América de Cali era “quasi invincibile”, spiega, e “non solo per i suoi grandi giocatori, ma per il denaro prodotto dal narcotraffico, che influenzò alcuni risultati quando si cominciarono a pagare gli arbitri”.
L’América de Cali, racconta Fernando Rodríguez, corrompeva costantemente gli arbitri, pagava loro alberghi e regali di lusso.
Anche il cartello di Medellín, guidato dal noto Pablo Escobar, si interessò di calcio, acquistando la squadra Atletico Nacional. Un altro personaggio legato al narcotraffico di Medellín, Gonzalo Rodríguez Gacha, detto il Messicano, è stato proprietario della squadra Millonarios. Gli interessi del mondo calcistico arriverebbero fino ai paramilitari colombiani e, secondo Fernando Rodríguez, nei computer di alcuni paramilitari estradati negli Stati Uniti “sono apparse le squadre che gestivano”.
Il narcotraffico è una potente piaga, che in America Latina coinvolge Paesi produttori di droga, Paesi di passaggio e traffico e Paesi consumatori. Secondo l’Onu, in Messico il fenomeno si è aggravato negli ultimi anni, con la “divisione in cartelli” del Paese. Circa il 90 per cento della cocaina che arriva negli Usa e in Canada passa attraverso la frontiera messicana.