Appena 24 ore dopo l’insediamento in Messico del nuovo ministro dell’Interno, Juan Camilo Mourino, chiamato ad intensificare la lotta al traffico di droga, in un quartiere popoloso di Tijuana (Baja California, al confine con gli Usa), si e’ svolta una battaglia campale di tre ore fra una ventina di narcotrafficanti e 500 fra uomini dell’esercito e agenti di polizia, con un bilancio di sette morti e otto feriti, di cui uno, un agente, in fin di vita.
Armati di un incredibile armamentario bellico, che includeva fucili AK-47 e AR-15 e bombe a mano, gli affiliati del Cartello di Tijuana, guidato dai fratelli Arellano Felix, hanno tenuto testa alle forze dell’ordine che hanno risposto anche con l’uso di una mitragliatrice piazzata su un autoblindo, mentre i media trasmettevano immagini di panico fra la gente e in alcune scuole delle vicinanze.
La sparatoria si e’ conclusa, ha riferito Edgar Millan, portavoce della segreteria di Sicurezza della Baja California, con l’uccisione di un membro della banda e l’ingresso delle forze dell’ordine nella casa in cui si erano asserragliati i delinquenti e dove sono state rinvenute armi e vari automezzi.
Quattro gli arresti fra cui, scrive oggi il quotidiano ‘El Sol de Tijuana’, due persone risultate essere agenti di polizia.
Secondo un comunicato ufficiale, tutto e’ cominciato ieri mattina quando una pattuglia della polizia e’ stata attaccata a sorpresa dai malviventi mentre perlustrava il quartiere di La Mesa e si avvicinava ad un edificio, considerato un possibile rifugio del Cartello degli Arellano Felix.
Per la resistenza opposta dalla banda nello scontro, in cui all’inizio era impegnata solo la polizia, si e’ reso necessario ad un certo punto l’intervento di un folto gruppo di ‘teste di cuoio’ (Gafe) dell’esercito.
Dato l’uso anche di ordigni potenzialmente distruttivi e il pericolo per la popolazione, le autorita’ hanno disposto l’evacuazione, con l’ausilio della Croce rossa, prima degli alunni di due licei e poi di 120 bambini piangenti della scuola materna Alegria vicina all’edificio occupato dalla banda.
Inoltre, a seguito di drammatiche minacce inviate via radio alle autorita’ comunali e alle loro famiglie, il sindaco di Tijuana, Jorge Ramos, ha ordinato l’abbandono da parte di tutti i dipendenti dell’edificio del comune.
Nella casa, in cui le forze dell’ordine sono alla fine entrate anche grazie all’uso di gas lacrimogeni, sono stati rinvenuti sei cadaveri imbavagliati e con un colpo d’arma da fuoco alla nuca che potrebbero essere persone sequestrate e uccisi durante la sparatoria.
Fonti giornalistiche hanno infine indicato che fra gli arrestati potrebbe esservi Jose’ Briceno Lopez, alias ‘El Cholo’, uno dei boss del Cartello di Tijuana, considerato una delle piu’ potenti organizzazioni che dagli anni ’80 gestisce il traffico di stupefacenti dal Messico agli Stati Uniti.