‘E’ assurdo e disumano morire in carcere in stato di gravidanza. Ci indigna e dovrebbe indignare tutte le coscienze la morte, avvenuta qualche giorno fa, di Flor Castello, detenuta venezuelana di 33 anni che era in carcere a Venezia nonostante fosse al sesto mese di gravidanza’. Lo dichiara Patrizio Gonnella, presidente di ‘Antigone’, l’associazione che si batte per i diritti nelle carceri, che chiede che ‘si faccia piena luce sulle responsabilita’ in questo drammatico episodio’. Gonnella spiega che la donna ‘ha raggiunto l’ospedale ormai in coma e con il bambino morto in grembo. Al giudice avrebbe raccontato di aver ingerito ovuli di cocaina per 1.400 euro che le servivano per mantenere gli altri due figli di 2 e 3 anni’. ‘Queste sono le storie degli immigrati che tanto ci fanno paura e sulla pelle dei quali si vincono e anche si perdono le elezioni. La vita umana oramai non conta piu’ niente. Una povera donna disperata incinta viene trattata come una criminale. Che senso aveva l’applicazione della misura cautelare? Quale pericolo per la societa’ poteva costituire una donna incinta al sesto mese? Se si fosse privilegiato l’aspetto sanitario su quello punitivo oggi Flor Castello forse sarebbe viva, e con lei suo figlio, che certo non aveva alcun carico penale’.