Oltre 26.000 persone sono scomparse in Messico tra la fine del 2006 e la fine del 2012, durante la presidenza di Felipe Calderon, segnata dalla lotta al narcotraffico costata la vita ad almeno 70.000 persone.
Stando a quanto riferito dal responsabile per i diritti umani del ministero dell’Interno, Lia Limon, sono 26.121 le denunce di scomparsa registrate dai database degli Stati federali, in cui non è precisato, però, “le ragioni di queste sparizioni”, “non necessariamente legate a fatti criminali”. Limon ha quindi annunciato l’avvio di un esame approfondito dei dati, per stabilire quanti di loro sono legati alla criminalità e quante persone sono magari “tornate a casa”.
La scorsa settimana, Human Rights Watch aveva denunciato la scomparsa di 149 persone in mano alle forze dell’ordine, sollecitando il nuovo governo a indagare. Il Presidente messicano, Enrique Pena Nieto, ha assunto la guida del Paese lo scorso 1 dicembre. Nieto ha annunciato di voler cambiare il ruolo delle forze armate nella lotta alla criminalità, ma non ha ancora precisato la sua nuova strategia.