‘Ormai siamo invasi dai narco-trafficanti’: a lanciare il drammatico allarme e’ il ministro della Difesa dell’Honduras Marlon Pascua, mentre vari esponenti di governo di altri Paesi centroamericani, dal Guatemala al Costarica, gli fanno eco, per un’emergenza che rischia di diventare fuori controllo.
‘Data la nostra posizione fanno passare attraverso il territorio piu’ di cento tonnellate di cocaina all’anno. Nel solo 2011 ne abbiamo sequestrata una quantita’ record di 21 tonnellate, mentre negli anni passati, si oscillava tra i cinque e i dieci’, spiega Pascua.
Secondo i dati Onu (che includono anche la stima delle vittime in Iraq e Afghanistan), l’Honduras, con 6.239 omicidi nel 2010, si e’ classificato come il Paese piu’ violento del mondo, con una media di 82,1 vittime ogni 100mila abitanti, tanto che gli Usa, per motivi di sicurezza, hanno deciso di ritirare i 158 volontari dei Peace corps.
La situazione si starebbe ulteriormente complicando a causa dell’arrivo in pianta stabile delle organizzazioni criminali da Messico e Colombia che hanno eletto i Paesi dell’America centrale come base logistica per i propri commerci. Secondo gli esperti infatti, la situazione nella regione si e’ aggravata con l’acuirsi della guerra che le autorita’ colombiane e messicane hanno sferrato contro i trafficanti, spingendoli a cercare zone meno controllate.
Anche dal Costarica il ministro della Sicurezza pubblica Mario Zamora preoccupato per la democrazia del Paese pone l’accento sul problema: ‘Le organizzazioni non si infiltrano piu’ tra i poliziotti – afferma – ora li cooptano direttamente’. Il Costarica, cosi’ come Panama, non ha forze militari, e si trova in difficolta’ ad affrontare la crescente e minacciosa presenza dei trafficanti del cartello di Sinaloa.
In Guatemala, dove il tasso degli omicidi supera i 47 ogni 100mila abitanti, l’ex generale Otto Perez Molina ha vinto le elezioni col tema della lotta al narco-traffico e mentre e’ in attesa di assumere la presidenza, a gennaio, si e’ gia’ incontrato con vari esponenti di governi vicini, nella ricerca di una strategia comune di lotta, a fronte di un fenomeno che nel suo Paese vede gia’ la saldatura tra i Los Zetas messicani ed i clan familiari locali come quello dei Sayaxche’ e dei Luciano