Il consiglio comunale di Oakland, cittadina con oltre 400.000 di abitanti di fronte a San Francisco nella Bay Area, ha appena approvato all’unanimità una risoluzione che di fatto depenalizza la coltivazione e l’uso personale degli psichedelici naturali. Si tratta di funghi del genere Psilocybe, del peyote e altri cactus contenenti mescalina, di piante contenenti ibogaina, di erbe per preparare l’ayahuasca e in generale delle piante psicoattive. La norma vale soltanto per i maggiori di anni 21 ed esclude tutti i derivati sintetici, come Lsd, Mdma o Dmt.
Come già nel caso del recente referendum popolare a Denver, i consiglieri californiani hanno così confermato il voto favorevole espresso nelle scorse settimane dalle varie Commissioni. D’ora in poi il procuratore generale della Contea di Alameda non dovrà più esercitare attività repressive o procedimenti penali per il solo uso o possesso personale di queste piante sul territorio cittadino. Previsto anche uno studio ad hoc annuale per valutare l’impatto della normativa sul territorio municipale.
A ulteriore chiarimento, la consigliera Loren Taylor ha introdotto un emendamento dove si specifica che la risoluzione non autorizza la vendita, il commercio o la produzione di queste piante, come neppure il possesso o la distribuzione in qualsiasi scuola, né la guida sotto l’effetto delle stesse. Proprio per far fronte ai timori in particolare rispetto alla possibile diffusione tra i minorenni, quanto prima verranno anche stabilite misure precise rispetto a quantità, tipologie e rischi, come ha chiarito il consigliere Noel Gallo, promotore della risoluzione.
D’altronde, pur se ogni tipo di sostanza psicoattiva resta comunque fuorilegge a livello federale, l’anno scorso la polizia di Oakland ha indagato appena 19 casi relativi all’uso di “funghetti magici”. E la cannabis è completamente legale nei confini della California e di altri dieci Stati, con il fresco arrivo dell’Illinois. Un quadro che conferma il ricorso a normative locali per superare il blocco proibizionista. Lo stesso Gallo ha infatti ribadito che ora «la polizia potrà concentrarsi sempre più sulla criminalità vera e propria».
Nello specifico, la norma va altresì considerata come primo passo per legittimare l’uso della nuova medicina psichedelica, con la comunità scientifica internazionale che va riscoprendo le qualità di psilocibina, ayahuasca e ibogaina per il trattamento di depressione, ansia, tossicodipendenza, disturbo post-traumatico da stress e altre condizioni psicosomatiche. Lo ha confermato Nicolle Greenheart, co-fondatrice di Decriminalize Nature Oakland, il motore che ha dato impulso all’intera iniziativa: «Finalmente le nostre comunità potranno avere accesso a queste piante terapeutiche per curare efficacemente malattie mentali e spirituali».
Tra le immediate reazioni, il flusso positivo ha preso forma soprattutto su Twitter, oltre ad articoli subito apparsi anche sulle maggiori testate nazionali. Ciò conferma il crescente interesse per le sostanze psicoattive anche nell’opinione pubblica: dopo il successo referendario a Denver e questo passo salto legislativo nella Bay Area, in Oregon è in corso la raccolta firme per porre nella tornata elettorale del novembre 2020 un ballot mirato a regolamentare l’uso dei “funghetti magici” in cliniche convenzionate dietro ricetta medica.
L’accoppiata tra il forte impulso della comunità scientifica e il rinnovato interesse mediatico-culturale continuano dunque a produrre buoni frutti a favore di politiche basate su scienza e pragmatismo anziché sul fallimentare proibizionismo sulle droghe. Dando altresì risalto, soprattutto nel mondo anglofono, a quello che viene giustamente definito un “rinascimento psichedelico” a livello globale.