I cittadini dell’Ohio furono gli unici nel novembre 2015 ad esprimere per via referendaria contrarietà alla legalizzazione della cannabis sia per l’uso terapeutico che ricreativo. I motivi erano più legati ad interessi economici poco chiari che al merito della legalizzazione, li aveva spiegati bene allora su fuoriluogo Marco Perduca.
A distanza di nemmeno 6 mesi dal voto popolare il governo dell’Ohio ha però adottato una legge per la legalizzazione della cannabis ad uso terapeutico ritenendo impossibile rimanere indietro, almeno sul piano delle cure. La legge prevede vari passaggi di cui uno dei più significativi è avvenuto a settembre scorso quando è stato legalizzato l’uso medico e quindi depenalizzato il possesso per coloro che avessero in tasca un certificato di tipo sanitario. Ma le cose non sono così semplici, la legge prevede che per poter essere beneficiari di un trattamento a base di cannabis si debba essere affetti da una delle 20 gravi specifiche patologie rubricate. Ma anche in questo caso non è chiaro come potersi approvvigionare dei medicinali necessari, visto che non sono ancora stati autorizzati coltivatori e dispensari. Insomma un mezzo pasticcio che dovrebbe risolversi il prossimo maggio, con le prime autorizzazioni a produrre e vendere. Nel frattempo le aziende interessate alla ricerca e allo sviluppo del settore hanno versato quasi 2 milioni di dollari alla stato dell’Ohio per avviare il processo di legalizzazione, ed un comitato di esperti e stakeholder – fra cui una rappresentanza dei pazienti – lavora come consulente governativo. Il processo è ormai avviato ma l’eccessiva prudenza della norma sta creando un po’ di confusione.
E non mancano le notizie sorprendenti. Solo 3 giorni fa nella località di Painesville, sobborgo di Cleveland, il corpo dei vigili del fuoco, che svolge anche servizio di intervento per le emergenze sanitarie, ha diramato tramite il proprio account su facebook uno strano allarme: Il dipartimento informava di essere intervenuto a salvare 3 persone in overdose che dichiaravano di aver fumato marijuana modificata con oppiacei. La notizia ha avuto poca diffusione fra i media data la sua assurdità e gli stessi operatori dell’emergenza non sembravano così convinti dell’allarme lanciato. Tant’è che ieri i risultati delle analisi complete hanno confermato che le persone salvate avevano consumato crack, cocaina e altre sostanze stupefacenti contenenti oppiodi. Come è risaputo infatti la marijuana non può causare overdose neanche se assunta grandi quantità.
In un momento storico in cui il dibattito sulla cosiddetta post verità assume costantemente nuovi elementi, fino al grottesco sospetto che le false notizie possano cambiare il destino politico della democrazia più grande del mondo, parlare di droga fuori dalle falsità ideologiche nelle quali è stato imbrigliato il dibattito negli ultimi 40 anni, sarebbe doveroso. Gli Stati Uniti lo stanno provando a fare con la cannabis, prima demonizzata ed oggi finalmente riscoperta per le sue qualità terapeutiche e ridimensionata nella sua presunta pericolosità.
Purtroppo le uniche vittime della cannabis continuano ad essere in Italia e nel resto del mondo (esclusi pochi paesi illuminati) i consumatori imbrigliati in una caccia al ladro con le forze dell’ordine e in assurdi gironi danteschi fatti di multe e analisi delle urine. Per non parlare dei tragici eventi come quello del suicidio avvenuto a Lavagna questa settimana.