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Succede negli USA in piena pandemia da overdose, 93.000 morti nel 2020, 300.000 in quattro anni. La Polizia di San Diego rende pubblico un video nel quale si mostra un agente che entra in overdose per aver semplicemente toccato polvere di fentanyl durante la perquisizione di un auto. Le immagini sono drammatiche: il poliziotto cade a terra privo di sensi, mentre si vede il pronto intervento del collega che immediatamente somministra una dose di naloxone spray. Il video ovviamente diventa subito virale: quasi un milione di visualizzazioni su Vimeo ed oltre 200.000 su instagram.

I dubbi del mondo medico

Ma la ricostruzione prodotta dalle autorità nel video ha immediatemente interrogato la scienza e la società civile. Per Ryan Marino, medico tossicologo, specialista in medicina delle dipendenze: “nonostante i rapporti aneddotici da fonti non mediche sull’overdose da “esposizione” al fentanyl, non è possibile entrare in overdose da fentanyl o analoghi del fentanyl attraverso il contatto accidentale con la pelle o dalla sola vicinanza.” Per il medico che insegna medicina d’urgenza presso la Case Western Reserve University School of Medicine “il fentanyl e i suoi analoghi non attraversano facilmente la barriera cutanea e non si aerosolizzano bene. L’unico modo per andare in overdose di queste sostanze è iniettarle, sniffarle o ingerirle in altro modo, o nel caso del cerotto di fentanil, mescolarle con un solvente assorbibile e applicarne grandi quantità per periodi di tempo molto lunghi. Inoltre, l’overdose da oppioidi è una sindrome clinica con caratteristiche ben definite che non si allineano con questi rapporti.

Per Leo Beletsky, professore di diritto e scienze della salute alla Northeastern University di Boston, citato dal New York Times, “non è biologicamente possibile” sperimentare i sintomi di overdose, o morire, semplicemente toccando od essendo esposti al fentanyl.

Il dipartimento di polizia di San Diego, che non ha rilasciato commenti in risposta alle critiche della comunità scientifica e alle domande della stampa, ha pubblicato ieri i documenti relativi all’incidente, compreso il test delle sostanze rinvenute nell’auto, riservandosi di rilasciare in settimana il video originale delle bodycam degli agenti coinvolti.

La disinformazione corre attraverso i media…

Uno studio di un gruppo di ricercatori fra cui lo stesso Beletsky pubblicato nel 2020 da The International journal on drug policy((Beletsky, L., Seymour, S., Kang, S., Siegel, Z., Sinha, M. S., Marino, R., Dave, A., & Freifeld, C. (2020). Fentanyl panic goes viral: The spread of misinformation about overdose risk from casual contact with fentanyl in mainstream and social media. The International journal on drug policy, 86, 102951. Advance online publication. https://doi.org/10.1016/j.drugpo.2020.102951)), ha analizzato come “il panico da fentanyl ha danneggiato la salute pubblica complicando il soccorso in caso di overdose, mentre implementava leggi penali iperpunitive, spese inutili e proposte per ridurre l’accesso vitale alla farmacoterapia del dolore.” Analizzando i media mainstream e la loro ricaduta sui social media statunitensi, i ricercatori hanno individuato che gli articoli contenenti elementi di disinformazione “hanno ricevuto circa 450.000 condivisioni su Facebook, raggiungendo potenzialmente quasi 70.000.000 di utenti dal 2015-2019. Amplificata da dichiarazioni governative errate, la disinformazione ha ricevuto un eccesso di visibilità sui social media per un fattore 15 rispetto al contenuto corretto, che ha raccolto meno di 30.000 condivisioni con una portata potenziale di 4.600.000 utenti di Facebook.” Il team di studiosi ha concluso che “la disinformazione sulla salute continua a proliferare online, ostacolando le risposte alle crisi di salute pubblica. Sono necessari più strumenti basati sull’evidenza per sfidare efficacemente le narrazioni disinformate nei media tradizionali e nei social.

E proprio su questo punto Lewis Nelson, presidente del dipartimento di medicina d’emergenza alla Rutgers New Jersey Medical School, ha dichiarato al Los Angeles Times: “questo è un grosso problema: sono preoccupato che gli agenti stessi siano psicologicamente danneggiati. C’è più di una paura simile al PTSD (sindrome da stress post traumatico, ndr) rispetto a questo farmaco quando, in realtà, non è giustificata. Non c’è alcun rischio di avvelenamento da una tale esposizione. E temo che la gente non soccorra coloro che sono andati in overdose per la paura di essere esposti“.

Anche per Ryan Marino “questa disinformazione non solo ostacola le risposte appropriate alle persone che fanno uso di droghe e le rianimazioni delle persone che sperimentano una vera overdose, ma peggiora anche lo stigma affrontato dalle persone con disturbi da uso di sostanze ed è stato usato per aumentare la criminalizzazione di questo gruppo già vulnerabile. La paura e la preoccupazione generate da questi rapporti, inoltre, sta probabilmente causando i sintomi di ansia e panico che le persone stanno sperimentando in questi eventi. La nostra attuale pandemia ha tristemente dimostrato fin troppo bene come la disinformazione medica danneggi tutti, e sapendo che più di 93.000 americani sono morti per overdose nel 2020, abbiamo tutti l’obbligo di garantire che tutti siano meglio informati.

…e produce stigma e repressione

E’ inconcepibile e completamente irresponsabile per le organizzazioni delle forze dell’ordine continuare a fabbricare false narrazioni intorno al fentanyl.” Così è intervenuta Kassandra Frederique, Executive Director della Drug Policy Alliance: “contenuti come questo creano semplicemente più paura e panico irrazionale che alimenta ulteriori risposte punitive alla crisi delle overdose, invece dell’approccio di salute pubblica di cui abbiamo bisogno. Sappiamo già come va questa storia, perché l’abbiamo sperimentata negli anni ’80 e ’90 con il crack-cocaina. L’isteria mediatica, guidata dalle forze dell’ordine, porta inevitabilmente a un’applicazione estrema basata sulla razza e a sentenze minime obbligatorie.” Frederique torna allecopertine di TIME Magazine dei cosiddetti “ragazzi del crack”, che hanno portato a condanne estreme negli anni ’90” Oggi “sono state sostituite da video virali prodotti dai dipartimenti di polizia locale che pretendono di mostrare agenti in overdose dopo essere entrati a malapena in contatto con il fentanyl. Entrambi sono stati dimostrati falsi, ma le conseguenze devastanti delle politiche che hanno ingiustamente alimentato rimangono.” Per Frederique “è incredibilmente pericoloso tornare su questa strada, soprattutto quando gli Stati Uniti stanno vivendo il più alto tasso di morti per overdose della storia e abbiamo finalmente iniziato a fare progressi sulla riduzione delle condanne estreme“.