Singapore continua nella sua politica di tolleranza zero sulle droghe, annunciando l’esecuzione di due persone per reati legati alle droghe. Lo denuncia Amnesty International che in un comunicato ha lanciato un appello a governi e organizzazioni internazionali per porre termine a questa politica di violazione estrema dei diritti umani.
Un uomo malese di Singapore, condannato nel 2018 per traffico di eroina, è in attesa della sua esecuzione, fissata per mercoledì 26 luglio; mentre quella di Saridewi Djamani, la prima di una donna nel paese negli ultimi 20 anni, è prevista per venerdì 28 luglio. Djmani, cittadina di Singapore, è stata condannata per traffico di droga.
Chiara Sangiorgio, esperta di pena di morte di Amnesty International, ha commentato: “è inaccettabile che le autorità di Singapore continuino a ricorrere crudelmente e sempre più frequentemente alla pena di morte per il controllo delle droghe. Non esiste alcuna evidenza che la pena di morte abbia un effetto deterrente o che influenzi l’uso e la disponibilità di droghe. Mentre i paesi di tutto il mondo abbandonano la pena di morte e abbracciano la riforma delle politiche antidroga, le autorità di Singapore non si adeguando a tale tendenza”.
“Il messaggio che arriva da queste esecuzioni è univoco: il governo di Singapore è ancora una volta pronto a sfidare le norme internazionali sulla pena di morte. È giunto il momento che Singapore cambi rotta, archiviando definitivamente la pena di morte nei libri di storia e si impegni seriamente a trovare soluzioni più efficaci per affrontare i danni correlati alle droghe. Queste soluzioni potrebbero comprendere l’ampliamento dell’accesso a servizi sanitari e sociali, inclusi quelli dedicati alle persone coinvolte nell’uso di droghe e un serio affronto alle cause socio-economiche sottostanti che spingono le persone a coinvolgersi nel traffico di droga”, ha proseguito Sangiorgio.
Organizzazioni come l’Ufficio delle Nazioni Unite per la droga e il crimine e l’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti hanno condannato l’uso della pena di morte per reati di questo tipo e hanno spinto i governi a impegnarsi verso l’abolizione.
“Rinnoviamo il nostro appello ai governi e alle organizzazioni impegnate nello sviluppo e nel monitoraggio delle politiche antidroga, affinché aumentino la pressione su Singapore per porre fine a tutte le esecuzioni e le politiche di controllo delle droghe si basino sulla promozione e la protezione dei diritti umani. Tutto ciò deve iniziare oggi, con una condanna inequivocabile delle esecuzioni fissate questa settimana”, ha concluso Sangiorgio.
Mentre oltre due terzi dei paesi nel mondo hanno abbandonato la pena di morte, Singapore persiste, insieme a Cina, Iran e Arabia Saudita, nel confermare le esecuzioni per di droghe come riportato anche nell’ultimo rapporto di Harm Reduction International. La vicina Malesia ha invece adottato una moratoria sulle esecuzioni dal 2018 e ha recentemente abrogato la pena di morte obbligatoria per tali reati.
Il Pakistan, come riportato sul nostro sito, ha rinunciato dal 2023 a punire i reati droga-correlati ricorrendo alla pena di morte.