Questo saggio è una reazione all’incriminazione degli organizzatori del festival musicale italiano Rototom Sunsplash. Ogni primavera, verso maggio, il festival si teneva nelle magiche colline del Friuli in Nord-Italia, vicino all’antica città-fortezza di Tolmezzo e in vista delle Alpi italiane. Per tre giorni i principali gruppi musicali, suonando soprattutto reggae, sparavano decibel dal grande palco all’aperto. Il festival organizzava conferenze ed esposizioni, fornendo un contesto culturale accogliente e variegato che attirava migliaia di giovani italiani. Come visitatore-conferenziere sono stato alcune volte testimone del festival e ho potuto apprezzarne la sua complessa infrastruttura. Nel 2011 il festival è stato proibito poiché “i visitatori avrebbero fumato cannabis”. Inoltre la strana notizia, verso la fine del 2011, che gli organizzatori del festival musicale si sarebbero dovuti difendere dall’accusa di “facilitare l’uso di droghe illecite” creò una situazione nella quale la città di Udine, capitale del Friuli, disposta ad aiutare gli organizzatori del festival offrì di ospitare nella sua solenne Sala Comunale una manifestazione con una vasta gamma di relatori [1]. Questo convegno di una intera giornata, all’inizio di giugno del 2012, venne organizzato da una associazione che si batte per la riforma della politica della droga, Forum Droghe (cui corrisponde il sito web www.fuoriluogo.it). Il testo che segue è il mio contributo alle riflessioni di quel giorno. Ho usato questa occasione per andare oltre un mio precedente articolo, nel quale avevo spiegato la profonda medievale irrazionalità delle politiche della droga (Cohen 2004).
Politica della droga come libertà dalla razionalità
La politica della droga, oltre a essere ridicola e bizzarra, è anche stupida? La mia risposta a tale domanda è ciò di cui si tratta in questo saggio; e la conclusione sarà che la politica della droga non tanto è stupida, ma assai peggio. La moderna politica della droga è arretrata, è basata sull’assurdo, sulla magia e sulla superstizione. Per difendere questo forte verdetto non posso far nulla di meglio che introdurre il lettore nel mondo di una religione particolare e molto importante, che si chiama Vudù [2].
Il confronto tra il Vudù e la politica della droga illustrerà in quale disastrosa situazione ci troviamo riguardo alla moderna politica della droga. Discuterò alcuni dettagli del Vudù poichè questa informazione mi consente di mostrare in quale catastrofico stato mentale si trovino gli artefici della politica della droga.
Il Vudu, l’arte di navigare tra gli spiriti
Va ricordato in primo luogo che la religione Vudù non costituisce un’entità monolitica.
Si sono sviluppate molte diverse versioni del Vudù, dopo che la versione meglio conosciuta venne esportata insieme agli schiavi africani dal Benin al Nord- e al Sud America nel XVII secolo. Tuttavia, come hanno notato molti osservatori, alcune caratteristiche sono comuni a tutte le versioni del Vudù, come la credenza che una moltitudine di spiriti siano attivi nella quotidianità nella quale viviamo noi umani. Gli spiriti non solo partecipano alla vita degli umani, ma anche stabiliscono tutto ciò che accade ad essi. Perciò, secondo il Vudù, non è possibile vivere la propria vita senza
l’intervento degli spiriti; si deve sempre visitare il mondo degli spiriti per tentare di persuaderli a stare dalla nostra parte.
Gli spiriti sono pericolosi e traditori, se non vengono avvicinati nel modo giusto essi sono invincibili. Solo adottando rituali complessi e praticandoli gli spiriti possono essere tenuti a distanza. Alcuni spiriti sono capaci di fare sia il bene sia il male, altri sono quasi esclusivamente maligni. Tuttavia le varie comunità Vudù differiscono riguardo a quali spiriti siano benigni, o maligni, o ambedue le cose insieme. In altre parole, le varie versioni della religione Vudù hanno alcune somiglianze generali in comune, ma oltre a tali caratteristiche generali o universali esistono molte differenze nell’esecuzione quotidiana dei riti della religione.
La pratica di cosa fare per combattere gli spiriti può essere assai diversa tra sciamani e sacerdoti, o tra luoghi e periodi. Per fronteggiare il potere degli spiriti si deve sacrificare un pollo, oppure costruire e poi distruggere un particolare tipo di bambola? Va reclutato un particolare insieme di spiriti o soltanto uno spirito? Si deve identificare come causa di malattia uno specifico antenato maschile o femminile? Molti diversi approcci sono possibili: e non c’è nulla che assomigli a una verifica scientifica, poiché ciò non fa parte della religione Vudù: ogni versione del Vudù è libera di sviluppare la sua pratica, i suoi sottostanti simbolismi e le sue linee di causalità.
La politica della droga, l’arte di navigare tra le droghe
Quanto sin qui ricordato corrisponde quasi esattamente al nostro approccio al problema delle droghe. Quali droghe noi crediamo siano il male, e più precisamente, cosa le renda malefiche, può variare tra generazioni, tra periodi, tra culture [3]. Così il rituale da eseguire per fronteggiare il potere della droga può anch’esso differire parecchio tra periodi, tra culture, tra scuole “terapeutiche”. Si deve andare da uno psicoanalista? O si deve andare in carcere? Si devono consumare contro-droghe benefiche al fine di neutralizzare la droga malefica? Si deve esigere che l’utilizzatore di droga renda ogni giorno visita al commissariato di polizia? Si deve mandare l’utilizzatore di droga da un neurochirurgo perché gli tolga un pezzo di cervello in modo che la droga malefica non abbia più dove andare? Tutte queste pratiche esistono o sono esistite: ma tutte in diversi luoghi, in diversi paesi, in diversi periodi, in diverse culture. Lo stesso accade per la definizione del tipo di male che si presume arrechi la droga. Un famoso esempio che ho spesso usato è un vecchio mito sul danno da cannabis che era assai diffuso in Svezia, il mito secondo cui il suo consumo annienta la virilità: cioè la cannabis non soltanto distruggerebbe la produzione di seme maschile, ma anche toglierebbe a un uomo la capacità di farsi crescere la barba. Si potrebbe dire, insomma, che la cannabis distrugge il Vichingo che anima ogni Svedese. E in Francia gli esperti di cannabis hanno espresso idee simili, anche se tali idee verosimilmente avevano un diverso significato culturale.
Ciò sembrerà strano ai lettori britannici o olandesi, cittadini di paesi nei quali la castrazione da cannabis non è stata mai tirata fuori dal cilindro. Negli Stati Uniti, l’esatto opposto è stato inventato: cioè si è creduto che il consumo di cannabis riducesse un uomo allo stato di mostro sessuale, sino a indurlo a farsi killer sessuale, e riducesse le donne allo stato di schiave sessuali. Ma trent’anni dopo la cannabis è stata vista negli Stati Uniti come una droga capace di rendere la gente ottusa e smidollata. Tale varietà ampia e contradditoria dei pretesi effetti della stessa droga è esattamente quello che si trova nel mondo del Vudù, nel quale gli spiriti sono per lo più maligni, ma non è definito esattamente come, né è fissato l’andamento temporale dei fenomeni. Nella nostra cultura le droghe sono per lo più malefiche, ma quali lo siano in particolare, o in cosa consista il male che producono, sono caratteristiche molto variabili. Mi piace in particolare la “teoria” che attualmente circola in Italia, secondo cui la cannabis produrrebbe buchi nel cervello [4]. Non ho mai osservato altrove una simile credenza. Come questo avvenga resta un segreto ben custodito, così come la risposta alla domanda su cosa riempia questi buchi che si formano nel cervello di una persona: ossigeno? o forse succo di pompelmo?
Questi buchi restano per sempre o solo per breve tempo? Com’è che tante persone con buchi nel cervello funzionano come normali cittadini italiani? A queste domande gli esperti italiani non hanno mai dato risposta, e ciò che è più sorprendente è che tali domande per lo più non vengono neanche poste.
In Olanda esistono ugualmente strane idee. Il governo ha stabilito che i cannabis shops debbono distare almeno 350 metri da una scuola, e che la sola presenza di una immagine di una foglia di cannabis va punita con la chiusura della bottega. Non molte persone comprendono come possano esistere tali misure, né quanto positivi siano i loro pretesi effetti. Come in tutti gli altri paesi, la politica della droga è un’area nella quale esiste la più completa licenza di quali misure adottare, e per quale motivo.
Sotto l’influenza dei Cristiano-Democratici olandesi, i caffè sono ora regolamentati da un fitto sistema di ordinanze dettagliate e bizzarre, ideate per dimostrare i tremendi pericoli della cannabis. I dipartimenti di polizia che applicano tali regole hanno lo stesso potere assoluto e indiscutibile dei sommi sacerdoti. Queste pratiche mostrano come noi, uomini moderni, siamo capaci di governare questi spiriti maligni della cannabis se li conteniamo col tipo giusto di tecniche! La cannabis in Olanda deve essere incatenata, tenuta lontana dalla capacità di produrre il male, attraverso una moltitudine di regole insensate. E come nel Vudù, tutto fa brodo, dette regole sono disegnate per essere utili al livello locale ed elettoralmente produttive. Quando questi simboli perdono di credibilità, nuove misure simboliche sono agevolmente costruite. Una difesa razionale o un minimo di valutazione di tali misure non sono necessari. Il loro effetto è stabilito ad hoc invocando una sorta di fede dogmatica e una comune intenzione di buona politica. La mancanza di sostegni scientifici e razionali è accettata altrettanto facilmente quanto qualsiasi dogma in un sistema religioso. Ciò significa che la questione se tali misure possano essere scientificamente in rapporto con i loro pretesi effetti diventa completamente inutile. È sufficiente che il cosiddetto effetto di una droga o di una particolare politica possa esser reso simbolicamente plausibile per quel particolare pubblico in quel particolare momento. E questo è il motivo per cui le misure pratiche contro le droghe in un dato paese sono completamente diverse da quelle di un altro paese.
Così in Olanda tutti si sbellicherebbero dalle risate se le autorità governative pretendessero che la cannabis produce buchi nel cervello. In Olanda, a differenza dall’Italia e forse dalla Francia, una tale immagine non ha credibilità culturale.
Tuttavia, gli olandesi credono facilmente al fatto che la cannabis danneggi lo sviluppo del cervello, così come gli svedesi accettavano affermazioni come quella che la cannabis impedisce la crescita della barba [5]. In altri sistemi di regole la licenza di scegliere i rapporti causa-effetto non esiste, né vi è alcunchè che vi si avvicini. Immaginate per esempio che in Irlanda il dottore dica che per guarire una frattura della gamba si deve nuotare in una piscina di acqua salata, e che in Grecia il dottore dica invece che va consultato un oracolo. E’ impensabile che una gamba fratturata venga trattata diversamente a Roma o all’Aia, ma questo non si applica ai problemi delle droghe: ciò che si considera sana linea politica è completamente diverso tra periodi, città e nazioni.
Come gli sciamani nel Vudù, le autorità nel campo delle politiche della droga hanno pieni poteri per elevare le fantasie magiche degli esperti da loro nominati al livello di serie linee politiche. L’unica loro limitazione è la plausibilità culturale in un dato tempo e in un dato luogo. Non si desidera alcun controllo razionale, poichè le uniche cose che contano sono la fede e l’autorità appropriata per occuparsi di droghe.
Conclusione: La politica della droga è una religione politeista
Per concludere, secondo me la guerra alla droga non tanto è “stupida”, quanto piuttosto “sorprendentemente retrograda”. La guerra alla droga è un sistema di idee e di relative pratiche che appartiene ai campi della magia e della religione. Io considero retrograda la religione in quanto attribuisce potere e significato a qualsiasi insieme di entità fantastiche, come gli dei o gli spiriti. La religione può essere monoteista, come l’Ebraismo o il Cristianesimo, o politeista, come il Vudù, come molte religioni tribali africane, come la religione greca e romana dell’antichità. La politica della droga, con il suo principale strumento che si chiama “guerra alla droga”, è una religione politeista in quanto sono molte le droghe che giocano un ruolo di divinità malefiche, come la cannabis, la cocaina, il khat, o gli oppiacei. Queste droghe, come gli spiriti del Vudù, sono state investite di enormi poteri per i quali non è necessaria alcuna prova scientifica. Osservazioni e teorie sono primitive, spesso di natura magica. Gli esperti che possono trattare queste potenti droghe sono analogamente investiti di un privilegio e circondati da un timore reverenziale di vasta portata. In tutte le religioni politeiste il credente è libero di scegliere quello che ritiene il più importante nel teatro degli dei, così come è libero di scegliere il sacerdote o lo sciamano che lo accompagnerà nella sua comunicazione con la divinità prescelta [6].
Nella religione della guerra alla droga si può scegliere quale delle droghe è più malefica o più benefica, e perché. I politici operano le loro scelte secondo i valori che essi vogliono trasmettere o secondo i timori che considerano plausibili per la loro strategia politica. I loro argomenti in materia di politica della droga, in quanto superstizioni del momento, servono anche scopi analoghi in altri campi. Ovviamente la moda e la cultura locale giocano un ruolo: questo è il motivo per il quale le droghe malefiche – o i mali delle droghe – negli anni Trenta del XX secolo sono assai diversi da quelli del XXI secolo.
La droga malefica di prima scelta in Svezia non è la droga malefica di prima scelta in Messico. Alcuni moderni sacerdoti di questa religione dedicano la loro vita alla guerra al tabacco, alcuni sono contro (o pro) la cannabis, alcuni contro prodotti usati per il doping negli sport, alcuni contro la cocaina, ecc. Ai primi del XIX secolo la droga malefica di prima scelta era l’alcol, con livelli di coinvolgimento che l’alcol non riesce più a reclutare (ma ai nostri tempi il tabacco e il doping si avvicinano a quei livelli).
Baron Samedi e il metadone possono aiutare
Uno dei potenti spiriti nel Vudù haitiano è particolarmente maligno, connesso alla morte, all’alcol, alla dissolutezza, e si chiama Baron Samedi (Barone Sabato). Tuttavia, se uno può tirarlo dalla propria parte, il Barone può diventare un guaritore e un salvatore. Nella religione della droga l’aspetto bipolare dello spirito/della droga è ugualmente presente.
Gli oppiacei sono tra le droghe più malefiche, ma è anche possibile tirarle dalla propria parte, a condizione che siano usati dalle persone giuste e chiamati col nome giusto. Così se si chiamano morfina o metadone, il male può esser ribaltato in bene e la droga avrà un effetto benefico. Ma se la sostanza si chiama eroina o oppio, non è dotata di alcuna proprietà positiva. Se la droga è chiamata crack o amfetamina, diventa invincibile. Queste droghe sono estremamente ingannevoli e traditrici e possono esser dominate solo se usate nel contesto appropriato, sotto la guida di specialisti e nella forma più idonea. La religione Vudù e la religione della droga hanno in comune tanti di quei modi di ragionare e tante di quelle attribuzioni di causalità magiche che, una volta notate, si impongono con la stessa forza di un quadro di Van Gogh.
Bibliografia
Cohen, Peter, (2004), Stregati, indemoniati, posseduti, dipendenti. Dissezione delle costruzioni storiche della sofferenza e dell’esorcismo. Presentazione tenuta alla London UKHR Conference,
4-°5 Marzo 2004. Amsterdam: CEDRO. Pc © Copyright 2004 Peter Cohen. All rights reserved.
CEDRO. http://www.cedro-uva.org/lib/cohen.bewitched.html
Note
1. Vedi per una breve introduzione un articolo (in italiano) di Renato Schinko
https://www.fuoriluogo.it/sito/home/mappamondo/europa/italia/rassegna_stampa/sunsplash-perseguitato-nuova-legge-sulla-droga
2. “Per prima cosa, la più importante, il Vudù è una religione, la religione dominante in Haiti. Molte delle pratiche e delle descrizioni delle credenze Vudù possono suonare come rancida superstizione; ma allora si i immagini come suonino le credenze della Cristianità a persone che non ne sanno nulla. Ditegli della Trinità, della resurrezione, della presenza di Gesù nell’Eucarestia. Ciascuna di queste pratiche, nelle quali credono Cristiani anche molto intelligenti, potrebbero sembrare non meno superstiziose a chi non è familiare con la Cristianità”. Rob Corbett, 1988.
http://www.webster.edu/~corbetre/haiti/voodoo/overview.htm .
3. Nei primi anni Ottanta l’ecstasy era cosiderata una delle droghe più pericolose, ma solo 30 anni dopo essa sembra abbastanza sicura.
4. Si è riferito che il direttore del Dipartimento Politiche Antidroga (DPA) italiano, dottor Giovanni Serpelloni, usa immagini del cervello per mostrare questi buchi nel cervello. Vedi il resoconto della visita di Serpelloni a cura del portavoce della comunità San Benedetto al Porto di Don Gallo a Genova, Domenico Chionetti http://delta-9news.blogspot.it/2008/11/giovanardi-e-i-suoi-buchi-nel-cervello.html . Io stesso ho potuto trovare almeno tre persone che hanno udito Serpelloni e i suoi collaboratori fare queste affermazioni, ma non è disponibile nessun documento scritto in materia. Un quadro generale del ‘grave danno alle cellule cerebrali’ provocati dalla cannabis si può trovare sul sito del DPA http://www.politicheantidroga.it .
5. Questo tipo di affermazioni assurde vengono fatte anche in altre culture. Per esempio, in Arabia Saudita le donne non hanno il diritto di guidare l’automobile perché ciò danneggerebbe le loro ovaie. Cervelli, barbe, ovaie sono interscambiabili quando servono a scopi disciplinari.
6. Un guerriero greco potrebbe preferire di pregare Giove, o Mercurio, o qualsiasi altro dio dell’enorme serbatoio di dei greci di alto e meno alto livello gerarchico.