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Premessa
La summer school 2012 si propone di affrontare il tema del carcere, cruciale sia nelle politiche pubbliche su droga e tossicodipendenze, sia nella pratica degli operatori dei servizi. Da un lato, si registra una crisi del modello terapeutico/correzionale su cui si è fondata la legislazione antidroga nel nostro paese (mirante ad attenuare il rigore penale con la previsione di misure terapeutiche alternative): l’affollamento del carcere per la presenza di soggetti consumatori/tossicodipendenti lo testimonia, così come la crescente difficoltà nella predisposizione e nell’attuazione dei programmi alternativi. E’ evidente che la crisi ha radici profonde a monte, nello slittamento “dal sociale al penale” nel dibattito e nell’intervento pubblico ( con la retorica “securitaria” che lo accompagna); essa però si ripercuote pesantemente a valle, specie sui soggetti più deboli e marginali come i migranti, creando in più tensione fra il sistema penale e quello dei servizi per le dipendenze.
Dall’altro, l’operatività dei servizi si trova a fare i conti coi mutamenti intervenuti nei modelli di consumo di droghe. E’ sempre più opinione comune, almeno tra gli addetti ai lavori, che non tutti i consumi siano assimilabili alla dipendenza e neppure che tutti i consumi seguano un’inevitabile parabola verso la dipendenza: anche per questo verso, il modello terapeutico/correzionale risulta datato, e contribuisce a creare quella “emergenza sovraffollamento carcere” spesso evocata nel dibattito pubblico. Fanno parte di tale emergenza le condizioni dei salute dei detenuti: in questo quadro, la specificità delle questioni relative al consumo di droghe (dalla prevenzione HIV e HCV, alla continuità dei trattamenti per le dipendenze) non hanno ancora ottenuto l’attenzione che meriterebbero.

La summer school 2012 si propone di affrontare i seguenti temi:
– il lavoro di comunità finalizzato a ridurre il livello di intolleranza sociale e l’eccessivo ricorso all’intervento penale;
– la tutela della salute dei consumatori di droghe e il funzionamento dei servizi tossicodipendenze negli istituti penitenziari;
– le problematiche della popolazione carceraria femminile e lo sguardo “differente” sul carcere;
– lo sviluppo della riduzione del danno in carcere e le esperienze europee più significative;
– l’accesso alle misure alternative (le difficoltà normative, gli ostacoli verso i migranti e i cittadini italiani sprovvisti di residenza anagrafica, il diritto ad una difesa efficace, il crescente ricorso alle misure restrittive della libertà per chi è in misura alternativa etc.);
– la sovrapposizione fra la logica penale e quella terapeutica nei programmi terapeutici alternativi;
– la centralità “scomoda” della comunità terapeutica come misura alternativa, in parallelo alla diminuzione delle misure territoriali;
– il coinvolgimento delle comunità territoriali al termine della pena, per rendere effettiva la reintegrazione sociale.

Gli obiettivi formativi:
–    Offrire un inquadramento dell’intersezione fra la politica delle droghe e le politiche carcerarie, nell’attuale tensione fra il restringimento dello welfare e l’ampliamento delle risposte penali
–    Chiarire la dialettica fra gli obiettivi di impegno civile per la trasformazione delle politiche, le azioni di advocacy, le buone pratiche di accoglienza
–    Illuminare gli elementi di contesto (in genere meno valorizzati) nell’ambito delle pratiche, secondo un corretto approccio “di comunità” (l’individuo nel contesto)
–    Individuare i differenti modelli operativi presenti nei servizi che hanno in carico persone provenienti dal carcere
–    Verificare le sinergie e l’integrazione fra servizi pubblici e del privato sociale nella pianificazione ed esecuzione dei programmi di misure alternative