La Russia ha annunciato oggi che pone termine all’accordo di cooperazione sulla lotta al narcotraffico e al crimine organizzato con gli Stati uniti. Una mossa che viene dopo che Mosca e Washington si sono scontrate sul tema delle adozioni e gli Usa si sono ritirati dalla commissione bilaterale sui diritti civili.
Il primo ministro russo Dmitri Medvedev ha ordinato, secondo il servizio stampa del governo russo, di porre termine all’applicazione dell’accordo, firmato il 25 settembre 2002, perché ormai “non corrisponde più alle realtà attuali e il suo potenziale è esaurito”.
L’accordo, che prevede la partecipazione degli Stati uniti al finanziamento di alcuni progetti russi nel campo della lotta al crimine organizzato e al traffico di stupefacenti, era necessario – a dire di Mosca – perché, quando fu firmato, la Russia non disponeva a bilancio di risorse sufficienti. Oggi questa condizione è superata.
L’annuncio viene in un contesto di costante deterioramento dei rapporti russo-americani. A dicembre a Mosca è stata approvata una legge che vieta l’adozione di bambini russi negli Stati uniti e che prevede una “lista nera” di cittadini americani “indesiderabili” perché sospettati di aver violato i diritti di cittadini russi.
Queste misure sono state viste dagli osservatori come una risposta a una legge, precedentemente adottata dal Congresso Usa e promulgata dal presidente Barack Obama, che vieta il soggiorno degli Usa di esponenti russi implicati nella morte in prigione nel 2009 del giovane giurista Sergei Magnitsky.
A settembre 2012 la Russia ha ordinato all’agenzia Usa per lo sviluppo internazionale Usaid di interrompere le sue attività nel paese, accusandola di ingerenza nella politica interna. Inoltre, una legge russa ha qualificato come “agenti esteri” esponenti di una serie di organizzazioni non governative che beneficiano di finanziamento dall’estero, in particolare dagli Usa.