Pur provocate dalla poverta’ diffusa e dalle grandi disparita’ sociali, le rivoluzioni in Maghreb non avrebbero avuto luogo senza la miccia accesa dai potenti cartelli della droga, ormai fortemente radicati nel nord Africa. Ne e’ convinto Victor Ivanov, direttore del servizio federale russo per il controllo sul traffico di stupefacenti, che in una conferenza nell’ambasciata russa a Roma, dedicata alla collaborazione italo-russa nella lotta alla droga, ha delineato uno scenario a dir poco preoccupante.
L’Africa e’ divenuta territorio di transito di tre grandi rotte degli stupefacenti: la cocaina dall’America latina, l’eroina dall’Afghanistan e l’hashish dall’Africa nera. Una grande circolazione di droga destinata a rifornire soprattutto il mercato europeo. “La crescita di questi traffici – ha spiegato Ivanov – ha aumento il numero di armi presenti sul territorio africano e ha favorito la formazione di gruppi paramilitari”. Oltre, naturalmente, a far affluire grandi risorse di danaro e, particolare non irrilevante, a favorire la diffusione di mezzi di comunicazione assai sofisticati, necessari per gestire i traffici. “Tutto cio’ – ha fatto notare il direttore del servizio federale russo per il controllo sul traffico di stupefacenti – ha aumentato il potenziale esplosivo della regione”, divenuta “un mucchio di legna pronta ad infiammarsi con un solo fiammifero”. Questa situazione e’ stata sfruttata dai cartelli della droga che, dunque, hanno avuto “un ruolo non trascurabile nella destabilizzazione” del nord Africa. D’altra parte, ha evidenziato Ivanov, “se guardiamo alla catena dei colpi di Stato avvenuti negli ultimi anni in Africa, essa coincide esattamente con le rotte della droga”.