No, non è una questione romana. La chiusura di servizi di accoglienza e riduzione del danno e la sostituzione dei gestori con enti amici dell’attuale amministrazione Alemanno (tra le quali spiccano le vicende della Comunità di Città della Pieve e di Nord Est, tolte, dopo decenni, rispettivamente alla Coop. Il Cammino e alla Coop. Parsec), non rientra nel normale avvicendamento tra strutture di terzo settore nella gestione di servizi per la cura delle dipendenze. La vicenda dei bandi emessi dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze (ACT) dimostra che l’amministrazione Alemanno ha deciso che le dipendenze vanno affrontate con una sola cultura: quella che risponde, esclusivamente per motivi ideologici, al sentire politico della giunta di destra. Poco importa che nel resto d’Italia e in Europa lo sforzo è precisamente il contrario, ovvero favorire la pluralità delle offerte e degli approcci per raggiungere le tante diversità presenti tra i tossicodipendenti, offrendo a costoro programmi rispettosi della loro irripetibile individualità. Prendiamo ad esempio i servizi a bassa soglia: in una metropoli come Roma, i sei centri diurni dislocati nei diversi quadranti si riducono a due e si passa da dieci a trenta utenti per centro, peggiorando la qualità dell’accoglienza. L’impegno delle cooperative e delle associazioni che fanno riferimento al Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza del Lazio, supportate dal CNCA Nazionale, e della Fondazione Villa Maraini (alla quale hanno cancellato un servizio come il Telefono in aiuto, attivo dal 1986), sta trasformando un esito ritenuto scontato dall’Amministrazione Alemanno in una battaglia politica e legale a difesa della giustizia e dei diritti delle persone dipendenti. Oltre alle mobilitazioni di centinaia di utenti, dei loro familiari e degli operatori in piazza del Campidoglio, sono stati presentati ben sette ricorsi. Pochi giorni fa una prima vittoria: la ACT ha annullato le cinque gare su cui pendono i ricorsi al Tar del Lazio.
Chi sono le associazioni che, secondo l’amministrazione capitolina, dovrebbero sostituire i gestori che sino ad oggi hanno implementato le politiche sulle droghe del Comune di Roma? Prendiamo il Modavi che, secondo i risultati del contestato bando, dovrà sostituirà la Coop. Parsec nella gestione della comunità di pronta accoglienza Nord Est. Tale comunità, da 17 anni, accoglie persone in terapia farmacologica e metadonica per un periodo definito ( di norma tre mesi) e nasce per completare armonicamente la rete dei servizi cittadini (dalle basse soglie, alle comunità terapeutiche). Ecco come si esprime, in una notizia di AGENPARL del 26 aprile 2012 Irma Casula, Presidente del Modavi: “Dobbiamo prendere atto che alcune politiche, come la riduzione del danno, sono state non solo superate ma accantonate in quanto inefficaci.” Viene da chiedersi, nel malaugurato caso che tale associazione si trovi a gestire un servizio come una comunità di prima accoglienza, quale rapporto intenderà mantenere, ad esempio, con i servizi regionali che da decenni implementano con successo proprio quelle politiche di riduzione del danno che Casula improvvidamente, e senza citare alcun dato, definisce accantonate ed inefficaci: servizi che garantiscono, insieme ai Ser.T., gli invii proprio alla comunità di prima accoglienza.
Articolo di Redazione
Claudio Cippitelli scrive per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 9 maggio 2012.