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Il traffico internazionale di droga minaccia la stabilità della Sierra Leone, impegnata da sei anni in un difficile processo di ricostruzione dopo la guerra civile. “Il traffico di droga, fenomeno nuovo che minaccia la sicurezza e la stabilità socio-economica del Paese, anzi della regione, deve essere affrontato prima che metta radici e ponga minacce piú gravi”, ha scritto in un rapporto il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. “Il traffico di cocaina rappresenta la principale minaccia per la Sierra Leone, soprattutto perchè il traffico di droga tende ad essere accompagnato dal traffico di armi e di esseri umani, corruzione e rovesciamento di legittime istituzioni statali”, ha aggiunto. E’ “decisivo” che la comunità internazionale continui a sostenere il Paese contro questa minaccia, prosegue Ban. Nei mesi scorsi, anche la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha lanciato l’allarme sui traffici di droga in arrivo dal Sudamerica e diretti in Europea, tanto da definire l’Africa occidentale come “un crocevia del traffico di droga”. Nel primo rapporto redatto dallo scorso ottobre, quando è stato aperto nel Paese l’ufficio Onu di peacebuilding integrato (Unipsil), Ban ha quindi evidenziato le sfide che governo, partiti politici e società civile sono chiamati ad affrontare per rafforzare la coesione nazione e la riconciliazione politica. Stando a quanto si legge in un comunicato, il Segretario generale dell’Onu ha sottolineato innanzitutto l’urgenza di contrastare la disoccupazione giovanile, che rimane “la fonte di maggiore preoccupazione” in un Paese dove i giovani rappresentano la maggioranza della popolazione. Ban ha quindi invitato il governo di Freetown e la comunità internazionale a garantire che le vittime della guerra ricevano cure adeguate. Dieci anni di conflitto hanno causato decine di migliaia di morti e un numero imprecisato di feriti, molti dei quali hanno avuto gli arti amputati dai ribelli. Ban ha quindi evidenziato i progressi fatti dalla fine della guerra, nel 2002: il tasso di mortalità infantile e materna ha registrato un deciso calo; il governo ha fatto della lotta alla corruzione uno degli elementi chiave del suo piano di riforma; le condizioni di sicurezza sono migliorate, con la riforma delle forze armate in fase avanzata; si registra un maggiore rispetto dei diritti civili e politici; e per la prima volta l’opinione pubblica comincia a pronunciarsi contro le mutilazioni genitali femminili, con alcuni leader tradizionali che hanno assunto l’impegno a non costringere le minorenni a tale pratica. Dal punto vista economico, il Paese ha registrato nel 2008 un tasso di crescita del 6%. Tuttavia, la crisi economica in atto, i rincari dei generi alimentari e del combustibile dei primi mesi del 2008, il calo delle entrate dell’export, dovuto a un rallentamento delle attività minerarie, e la riduzione delle rimesse fanno temere per i risultati del 2009.