Continua la vicenda giudiziaria del Cannabis Social Club spagnolo “Pannagh”. Con una sentenza pubblicata lo scorso 29 dicembre la Suprema Corte Spagnola (equivalente alla nostra Corte di Cassazione) su ricorso del Procuratore di Bilbao ha condannato il Presidente Martin Barriuso ed altri 3 membri della storica associazione a 1 anno e otto mesi di prigione e al pagamento di 500.000 euro di multa per “delitto contro la salute pubblica”.
Questa sentenza contraddice i numerosi pareri favorevoli espressi da diverse altre istituzioni pubbliche negli ultimi 15 anni, non ultima la sentenza del Tribunale di Bilbao che nel marzo 2015 assolveva nuovamente i soci dell’associazione dalle accuse di delitto contro la salute pubblica, organizzazione criminale dedita al traffico di droga e associazione abusiva. L’associazione di consumatori di cannabis Pannagh è nata nel 2003 allo scopo di garantire ai propri soci la fornitura di cannabis di buona qualità a prezzi ragionevoli e soprattutto fuori dal mercato illegale. I Cannabis Social Club spagnoli si basano sul presupposto legale della non punibilità del consumo per uso personale anche di gruppo, ma il loro scopo principale è quello di fornire un’alternativa legittima al mercato illegale di droga.
Come lo stesso Martin Barriuso ha spiegato nel suo articolo per Fuoriluogo (vedi il manifesto del 12/09/2012), i Cannabis Social Club sono delle piccole associazioni che coltivano marijuana per il proprio consumo personale, sono senza scopo di lucro, gestite democraticamente, contrarie a qualsiasi forma di promozione e dedicate a promuovere un consumo consapevole fra i propri soci. È difficile in questo quadro comprendere di che cosa sia accusato Martin Barriuso e chi siano le vittime del delitto “contro la salute pubblica” delle attività dell’associazione. Già la Corte Provinciale di Biscaglia nel 2006 (Sentenza n. 218/06) e di Alava nel 2012 (Sentenza n. 377/12) avevano preso atto della legittimità di Pannagh che ha sempre agito alla luce del sole nel rispetto dei propri scopi sociali; in ambedue i casi le assoluzioni avevano anche comportato la restituzione della cannabis che era stata sequestrata. Come riportato nel comunicato stampa di Pannagh “si tratta chiaramente di una sentenza politica, mirata a smantellare il movimento delle associazioni dei Cannabis Social Club, e basata su una visione totalmente distorta ed antiquata della realtà sociale del consumo di cannabis in Spagna”. La traballante sentenza della Corte Suprema ha molti punti oscuri e contraddittori tanto da far effettivamente pensare ad una sentenza strumentale. In particolar modo quando prospetta un’attività clandestina e nascosta, mentre Pannagh ha promosso numerose iniziative pubbliche e politiche presso il Parlamento basco fino alla costituzione di una commissione parlamentare ad hoc; oppure quando la Corte riferisce di cessione incontrollata di cannabis contraddicendo le prove e le verifiche effettuate dal Tribunale di Bilbao sui registri e le modalità di distribuzione fra i soci dei frutti del raccolto in comune. Insomma c’è di che insospettirsi.
Martin Barriuso, a cui sono stati messi sotto sequestro tutti i beni compresa la casa dove vive, durante la conferenza stampa dell’associazione ha raccolto la solidarietà dei giornalisti e dei cittadini e ha preannunciato l’ennesima battaglia contro la persecuzione giudiziaria a cui viene ripetutamente sottoposto: richiesta di annullamento delle sentenza, ricorso alla Corte Costituzionale e al Tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo.
Nel frattempo si può sottoscrivere la petizione a sostegno dell’associazione su www.fuoriluogo.it.
Il video della conferenza stampa di Pannagh