E’ ormai senso comune che i trend dei consumi di droghe si stiano rapidamente modificando: si tratti dell’entrata in campo di nuove sostanze, soprattutto stimolanti – le Nuove sostanze psicoattive (NSP) su cui l’Europa concentra oggi la sua attenzione; oppure dell’affermarsi di nuove modalità d’uso come nel caso degli oppiacei; oppure ancora di uso abbinato di sostanze legali e illegali relativo a specifici rituali e setting d’uso (impropriamente appiattito dietro la dizione “policonsumo”). Ancora più importante è il mutamento della percezione sociale circa la pluralità dei modelli di consumo e la variabilità delle traiettorie d’uso, di cui il consumo problematico/dipendente rappresenta solo una fetta (minoritaria). Su questa percezione ha influito la ricerca nei setting naturali, che ha evidenziato le capacità dei consumatori di apprendere e applicare regole informali (i cosiddetti “controlli sociali”) miranti a modulare/ porre confini ai consumi, al fine di preservare gli impegni di vita quotidiana e le relazioni significative.
Il mutamento di panorama richiede da un lato una valutazione pragmatica dell’adeguatezza/inadeguatezza delle risposte dell’intera rete e dei modelli operativi dominanti; dall’altro, chiama all’innovazione nel campo dei modelli operativi.
Negli ultimi anni è stato compiuto a livello italiano ed europeo uno sforzo di connettere i risultati della ricerca nei setting naturali, volta a cogliere il punto di vista dei consumatori e a studiare i meccanismi sociali di controllo, con l’elaborazione di un nuovo modello operativo da introdurre nei servizi. Un passaggio di questa elaborazione è avvenuto anche qui in Italia, attraverso il progetto toscanoNuovi modelli operativi per giovani consumatori “invisibili” di Forum Droghe e CTCAe il successivo ampliamento al progetto europeo NADPI – Innovative cocaine and poly-drug abuse prevention programme, di TNI, IDPC, Forum Droghe, De Diogenis Association.
Ciò ha permesso non solo una riflessione condivisa in ambito scientifico europeo, ma anche la costruzione di linee guida per un nuovo modello operativo finalizzato al supporto dei meccanismi “naturali” di controllo dei consumatori. Il percorso di ricerca si è snodato attraverso tappe quali: il confronto fra la prospettiva dei consumatori e quella dei servizi dipendenze; la rilettura critica dei modelli operativi presenti sia negli interventi più “informali” di Rdd che nei servizi più “formali”, come i Sert; l’esame di detti modelli alla ricerca di convergenze/dissonanze con principi e costrutti convalidati dalla ricerca psicologica e ormai consolidati nelle pratiche di altri settori sociosanitari (come i concetti di self efficacy e self control, il ruolo delle aspettative e credenze dell’utente, la formulazione degli obiettivi e la declinazione di “alleanza terapeutica”); l’inquadramento del nuovo modello di autoregolazione all’interno delle più recenti elaborazioni in tema di promozione della salute; l’articolazione del nuovo modello operativo rispetto ai differenti livelli di intensità dei consumi, alle differenti fasi nell’evoluzione dei consumi, ai differenti contesti di vita in cui si inserisce l’uso di droghe.
Circa la cornice storica e teorica in cui si inserisce il modello di autoregolazione, esso si rifà con evidenza alla Riduzione del danno (Rdd), che sin dal suo esordio negli anni Ottanta ha enfatizzato la centralità delle competenze e delle strategie dei consumatori nel ridurre i danni correlati al consumo di sostanze. Questo approccio significativamente proattivo della Rdd, centrato sulle potenzialità di autoregolazione dei consumatori più che sui loro deficit, è andato tuttavia sbiadendo nel tempo – e soprattutto in Italia – a favore di un approccio “patologico” (e patologizzante), così finendo per sottrarre all’approccio di Rdd uno dei suoi maggiori punti di forza: il consumatore come soggetto attivo, titolare di apprendimento e cambiamento. In altri termini, la Riduzione del danno è stata confinata in una serie di pratiche e interventi specifici, perdendo la potenzialità di “approccio” al problema droga, come tale in grado di influenzare l’insieme delle politiche e l’insieme delle pratiche nell’intera rete dei servizi. Il nuovo modello di autoregolazione si inserisce nel solco della Rdd, contribuendo a rilanciarlo come “approccio” dell’intero sistema sociosanitario, ben oltre gli interventi di “prevenzione secondaria”.
Il percorso formativo della Summer School 2014, per il quale sono stati richiesti crediti ECM per la professioni sanitarie, intende offrire ai corsisti l’opportunità di rivedere criticamente i modelli operativi esistenti alla luce dei nuovi trend; di conoscere e inquadrare teoricamente la proposta di un nuovo modello operativo di Rdd finalizzato al sostegno dell’autoregolazione e del controllo dei consumi; di ricevere strumenti per l’operatività nei diversi setting di lavoro, compreso il lavoro via web.
Anche quest’anno la Summer School si avvarrà di un contributo a livello europeo, con la presenza di Adam Winstock (Global Drug Survey, UK), fondatore di Drugs Meter, un servizio on line che offre ai consumatori la possibilità di ricevere un feed back sul loro modello di consumo.