La dipendenza da cocaina lascia impronte sul cervello. E ora queste prove sono state documentate dai ricercatori tedeschi dell’Istituto di salute mentale di Mannheim, dai colleghi del centro di ricerca sul cancro di Heidelberg e dall’universita’ di Ginevra, in Svizzera. Contemporaneamente sono stati messi in luce, illustra il team di ricerca svizzero-tedesco su ‘Neuron’, i meccanismi della dipendenza da questa sostanza stupefacente. Quando infatti si resta presi nella rete della cocaina, cioe’ si cerca sempre una nuova dose, si innescano nel cervello dei meccanismi specifici. In particolare avvengono “vere e proprie modificazioni e ristrutturazioni molecolari delle sinapsi nervose laddove si concentra la centrale della dopamina, l’ormone della ricompensa che viene rilasciato quando si assume la cocaina”.
Non solo, in risposta all’assunzione della droga, alcune proteine tra cui la NR1 vengono cambiate in specifici recettori complessi come il GluR1. Di conseguenza, le sinapsi modificate diventano capaci di trasmettere i segnali nervosi con una potenza accresciuta. Un fenomeno gia’ descritto in letteratura scientifica come plasticita’ sinaptica indotta dalla droga. Questo meccanismo e’ stato a lungo ritenuto responsabile della dipendenza dagli stupefacenti, ma finora nessun ricercatore era riuscito a provarlo sperimentalmente.
Cosa che invece e’ riuscita a fare ora l’e’quipe svizzero-tedesca. Sfruttando l’ingegneria genetica, gli scienziati hanno infatti usato animali di laboratorio per documentare e fotografare la fisiologia della dipendenza da cocaina, riuscendo anche ad accendere o spegnere le proteine che azionano i recettori complessi che danno l’avvio al meccanismo che fa cercare in continuazione una nuova dose di droga, spinti dal piacere scatenato dalla dopamina.
La prova del nove e’ arrivata dai test condotti su gli animali geneticamente modificati o no, tutti sottoposti al contatto con la cocaina. Solo i primi, in cui i recettori erano spenti, continuavano a comportarsi da tossicodipendenti anche a lunga distanza dall’ultima assunzione della sostanza. Mostrando di mantenere nel cervello le modificazioni della dipendenza. Secondo gli scienziati, questa scoperta “apre nuove strade nel trattamento delle persone con problemi di droga”.